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WONDER: accoglienza, leggi e buon senso

WONDER: accoglienza, leggi e buon senso WONDER: accoglienza, leggi e buon senso

Ogni libro che leggiamo ci lascia qualcosa. E di solito sono quelli che ci emozionano di più a rimanere con noi per più tempo una volta finiti. Penso che “Wonder” di R.J. Palacio, tradotto in italiano per Giunti Editore da Alessandra Orcese, sia per me uno di questi.

WONDER: accoglienza, leggi e buon senso WONDER: accoglienza, leggi e buon sensoParla di un argomento che mi sta particolarmente a cuore, ossia la vita di una persona disabile, che viene accettata dal resto del mondo e trova dei buoni amici in grado di superare ogni barriera.
La storia è quella di Auggie, un ragazzino di undici anni con una deformità facciale che lo costringe a ripetute ospedalizzazioni e gli impedisce di frequentare la scuola in presenza. Così studia a casa grazie all’impegno di sua madre.
Con il tempo però la sua situazione clinica si stabilizza e può iscriversi alla scuola secondaria in un vero e proprio istituto.
Ma l’esposizione agli sguardi di tutti è per Auggie eccessivamente pesante da sopportare. Da subito vengono a galla tutte quelle paure sopite e rimaste protette dalle mura domestiche: il timore di non essere accettato, l’angoscia di essere poco rispettato, di trovarsi escluso dai suoi compagni, e molte altre.

E, purtroppo, molte di queste sono fondate, perché, alle occhiate indiscrete e inopportune, fanno seguito azioni imbarazzanti, scherzi non proprio educati, commenti sgradevoli che hanno come unico scopo deridere e mortificare Auggie.
Di questo fenomeno, che chiamerò “osservazione ossessiva”, è vittima Auggie dal primo giorno di scuola, quando viene squadrato dalla testa ai piedi da occhi indagatori.
Per noi, portatori di disabilità “ingombranti”, è la norma: ogni volta che ci esponiamo in pubblico subiamo questa scannerizzazione indesiderata. Non possiamo mettere il naso fuori di casa senza diventare il centro dell’attenzione di tutti.
So di essere speciale e di attirare la curiosità di molti: non è consueto vedere una persona che va in giro semisdraiata, supportata da ventilatore, con l’alimentazione enterale, ma un conto è essere osservata, altra cosa è essere scrutata con tanta, troppa insistenza. Invece io vorrei solo godermi in santa pace il tempo libero con la famiglia.
Anche per questo un simile approccio è molto spiacevole. Ma cerco di farmene una ragione. Provo a consolarmi con le parole che Virgilio rivolge a Dante ne La divina Commedia: “Non ti curar di loro ma guarda e passa”.

WONDER: accoglienza, leggi e buon senso WONDER: accoglienza, leggi e buon sensoIl motivo per cui esco di casa è molto più importante del mio diritto a offendermi per il poco rispetto delle persone: quando viaggio le mie attenzioni sono tutte per le bellezze artistiche delle città italiane. Le adoro.
E poi, a volte, capita anche di imbattersi in persone di rara sensibilità. Persone come la Summer del libro.
È lei che spezza la catena di spiacevoli episodi di cui è vittima Auggie. Succede un giorno, quando lei, una ragazzina sua compagna di classe, gli si siede accanto in mensa. Da qui in poi, grazie a questo gesto, Auggie riesce a farsi amare dalla scuola intera, perché tutti cominciano finalmente a vedere chi è davvero e quanto vale, semplicemente guardando oltre il suo limite fisico.
L’atteggiamento generale cambia a tal punto che a fine anno viene riconosciuto come lo studente migliore dell’istituto e viene premiato tra gli applausi di tutta l’assemblea scolastica riunita.

Proprio per questo motivo, Summer è il mio personaggio preferito e anche la vera eroina di questo libro. Lei è un essere speciale, perché vede con gli occhi del cuore e non si ferma alle apparenze. La naturalezza con cui si relaziona con Auggie è il vero insegnamento di questa lettura: il suo approccio è privo di pregiudizi, supera il limite perché per lei quel limite non esiste. Al suo sguardo Auggie, come chiunque altro, è portatore delle sue caratteristiche che lo rendono unico e irripetibile.
Fare questo è tutt’altro che semplice. Anzi, direi che è solo pochi eletti ci riescono!

A me è capitato.

Premetto che sono affetta da SMA di tipo 1 e ho un linguaggio incomprensibile ai più perché si affida alla pronuncia di poche consonanti. Comunque, quando frequentavo le superiori, ho incontrato due amiche che hanno superato ogni barriera mentale e mi sono state vicine senza pregiudizi e pietismi. Riuscivano a vedere la vera Silvia oltre l’atrofia muscolare che la celava… Un esempio per capire meglio cosa intendo? Quando parlavamo, si rivolgevano direttamente a me anziché a mia madre che “traduceva” quello che dicevo. Insomma, erano fantastiche!

In conclusione, mi sento di consigliare la lettura di questo libro a tutti perché con semplicità ci insegna ad amare senza condizioni.

Tutti sono bravi a legiferare, a utilizzare parole adeguate, sensibili verso la disabilità… sulla carta siamo tutti inclusivi, accoglienti, ma quando bisogna trasferire la teoria all’atto pratico si cade nell’incoerenza, si dimenticano i buoni principi e si commettono un sacco di indelicatezze. L’accoglienza deve essere tutelata dalla legge, ma si impara con il cuore, con la purezza d’animo. E anche con il buon senso. come quello dei vecchi proverbi. Ora me ne viene in mente uno in particolare: “vivi e lascia vivere!”

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