Una “danza delle mani” lunga 7 secoli: a Bologna la mostra dedicata all’antica arte del merletto italiano
Un’arte antica, nata in Italia alla fine del XV secolo, distillato di un insieme di tecniche, abilità e pratiche artigianali, sapere femminile per eccellenza divenuto nel tempo anche potente strumento di emancipazione lavorativa ed economica: è dedicata alla secolare tradizione del merletto la mostra “La danza delle mani. Arte cultura, unicità: merletto, patrimonio universale” in programma da domani venerdì 26 a domenica 28 maggio 28 al Museo Civico Medievale di Bologna (ingresso gratuito, via Porta di Castello, 3), nell’ambito della prima edizione del Bologna Portici Festival, la grande festa urbana voluta dal Comune di Bologna per celebrare il riconoscimento dei Portici Patrimonio UNESCO. La Rete del saper fare il Merletto italiano, che coinvolge migliaia di merlettaie in tutta Italia, sta attualmente lavorando per il riconoscimento di Patrimonio Immateriale Unesco: la mostra – nata dalla sinergia tra Comune di Bologna e Rete nazionale – rappresenta dunque una staffetta simbolica tra la maestosità del patrimonio architettonico dei portici e la volontà di portare all’attenzione della comunità internazionale la preziosità dell’arte del merletto.
L’esposizione presenta al pubblico una selezione di merletti dall’inizio del Novecento ad oggi, a testimonianza della varietà di tecniche e stili, strettamente connessi anche ai diversi territori italiani. L’universo di riferimento al quale si ispirano le creazioni attinge infatti dalla natura quanto dalla tradizione popolare, religiosa, culturale, artistica, così come da una simbologia strettamente connessa al contesto locale nel quale si esprime, in un’ottica di costruzione di identità e di appartenenza a una collettività legata a un luogo e alla sua evoluzione storica. Un elemento molto evidente, ad esempio, nel macramè genovese utilizzato per ornare gli asciugamani, tradizione talmente radicata da identificare con lo stesso termine, nel dialetto locale, l’oggetto e la sua decorazione. Tra i pezzi più interessanti il merletto realizzato con l’antica tecnica del puntino ad ago di Latronico (Potenza) ispirato al copricapo di Porzia nel dipinto Bruto e Porzia di Ercole De’ Roberti (1486-1490 ca.), e ancora quelli che raffigurano disegni tipici dei vari territori, come il pavone di Chioggia o il fiore del caco e la girandola tipici del puncetto valsesiano. In mostra anche le realizzazioni di Aemilia Ars, “società protettrice di arti ed industrie decorative nella regione emiliana” fondata a Bologna nel 1898, i cui prodotti raggiunsero fama internazionale a inizio Novecento, e una selezione di merletti contemporanei realizzati dalle associate de “Il Merletto di Bologna”, a testimonianza di una tradizione ancora oggi viva: tra essi, il quadro delle ”Fasi lunari” realizzato dalle merlettaie in collaborazione con l’artista Flavio Favelli e ispirato ad una antica illustrazione tratta dal manoscritto di Al-Biruni (Persia 973-1048), relativo ai primi studi della volta celeste.
Le merlettaie saranno ‘al lavoro’ nella sala del Lapidario del Museo, per mostrare dal vivo questo antico saper fare e accompagneranno i visitatori alla scoperta della mostra con visite guidate il sabato e la domenica.