Tre date in Europa per i JoyCut
Ha preso il via ieri dal palco del Colours Hoxton di Londra il mini-tour europeo dei JoyCut, che li porterà stasera al Botanique di Bruxelles e domani al Point Ephemere di Parigi.
Questi concerti ricongiungono la band alla loro fan base in tre Capitali e si svolgono a pochi giorni dal live sold out/data zero al Teatro Francesco Stabile di Potenza. In questo mini-tour i JoyCut presentano dal vivo l’ultimo album “TheBluWave”, un lavoro interamente dedicato alla vulnerabilità degli enti in natura; preceduto dal singolo ThePlasticWhale scelto da Brian Eno per la sua compilation EARTH/PERCENT in soccorso alle associazioni che lottano in difesa del Clima; esce di domenica, contro ogni logica di mercato.
Il tentativo è di descrivere in musica l’urlo di questo tempo, il silenzio di quei mondi che solo i più fragili sono capaci di sopportare.
Lo scopo è finalmente rivelare il suono primitivo della natura, la sua voce, rotta, spezzata trivellata, che rievoca violenza ed allo stesso tempo suggerisce speranza, così come ogni onda che sveste la spiaggia fa.
I JoyCut, in tempi non spettacolarizzati come questi, sono sempre stati “pionieri” nel portare all’attenzione queste istanze.
Il packaging del nuovo lavoro, anche questa volta, rispecchia al meglio quest’attitudine_
Il vinilificio con il quale la band ha lavorato è parte attiva della campagna Music Declares Emergency tesa a promuovere una sostanziale conversione ecologica dell’industria musicale, pienamente funzionante via energie alternative, ecologicamente sostenibile grazie ad un circuito di fabbricazione e distribuzione coinvolto al 99% in una economia circolare e territoriale. Un impegno rivolto a ridurre drasticamente il proprio impatto produttivo perché anche il settore manifatturiero, nella musica, possa ambire ad una piena sostenibilità ambientale.
Dall’Album di esordio TheVeryStrangeTaleOfMr.Man, 2007, la cui urgenza espressiva si rivolge alla devastazione umana ad opera di un ecosistema al collasso, sommersi da rifiuti, isolati in città di plastica decadenti, passando per GhostTreesWhereToDisappear, 2011, dove arrendersi ai tempi preziosi ed impercettibili della natura risulta essere l’unica via di uscita dal nichilismo profondo, fino a PiecesOfUsWereLeftOnTheGround, 2013, in cui l’umano ha oramai lasciato dietro di sé tracce indelebili della distruzione delle civiltà in favore di un regresso irreversibile intriso di tecnologia ed innovazione, i temi affrontati dai JoyCut hanno sempre avuto a cuore la sacralità di una “natura” ferocemente violata_
Dai packaging eco, costituiti da colle vegetali, inchiostri ad acqua, cartoncini riciclati, cotoni organici e fibre biologiche, fino alla cellophanatura in mater-bi, nel 2009, della prima ed unica tiratura “green” mai realizzata per XL di repubblica, continuando con l’organizzazione del NU-CLEAR SOUND, festival dedicato alle pratiche ecosostenibili, fino alla scelta di studi di registrazione alimentati da pannelli solari, la band ha promosso, in tutte le forme ed in tutti i linguaggi, alternative possibili ed etiche alla desueta procedura cieca ed agli sprechi iper-produttivi dell’industria discografica_
Attraverso esperienze narrative, ClashDay per KEXP Seattle, e performative, TEDx Verona, La Biennale di Venezia, Robert Smith’s Meltdown Festival Londra, i JoyCut si sono resi portavoce del racconto, in suono ed immagini, della crisi umana giunta al suo culmine, nascosta dai cambiamenti climatici prima e dalla oramai ineluttabile crisi ambientale.