Recensione: "Londra anni Venti" - Un amore senza retorica

Recensione: “Londra anni Venti” – Un amore senza retorica

La vita di una rampante giornalista del Sunday Times, Allegra, si incrocia nel corso di un’indagine per il suo giornale con quella di un camionista, George, figlio di nordirlandesi emigrati. Tra i due sboccia una meravigliosa e improbabile storia d’amore che rimane segreta ma intensa, in piena fase pandemica. La fine della pandemia e il…

Recensione: "Da luoghi lontani" - Emozioni di tempi lontani

Recensione: “Da luoghi lontani” – Emozioni di tempi lontani

Da luoghi lontani “C’è un che di cosmico e definitivo in questo paesaggio, quasi che le immagini color pastello dell’ultima ora del giorno si fossero spogliate dai loro abiti, rivelando, sotto, un’anima nuda. L’onda lunga dei ricordi lontani e dei sapori che mi hanno lasciato in bocca nell’arco di tutta la vita mi aleggia ancora…

Recensione: "Mindful Eating on the go" - ...è soltanto un gelato...
 | 

Recensione: “Mindful Eating on the go” – …è soltanto un gelato…

Mindful Eating on the go di Jan Chozen Bays edizione italiana a cura di Paola Iaccarino Idelson Traduzione di Marina Petruzzi Enrico Damiani Editore La verità è che questo piccolo libricino fa abbastanza male, se come me avete vissuto il cibo come segno d’amore, se vi siete mai forzati a mangiare come segno di apprezzamento,…

Recensione: “Ivana davanti al mare” - Cosa portare e cosa lasciare

Recensione: “Ivana davanti al mare” – Cosa portare e cosa lasciare

Ivana davanti al mare di Veronika Simoniti Traduttore  Sergio Sozi Morellini editore “Ivana davanti al mare” tesse i fili delle rimembranze e dell’oblio. In punta dei piedi, per non disturbare, ci troviamo in una storia familiare che parla di un passato tanto vicino, eppure così lontano. Entriamo in una storia di superstizioni non tanto antiche…

Recensione: “La riva lontana” - Il giorno dell’addio

Recensione: “La riva lontana” – Il giorno dell’addio

La Riva Lontana Di Marinette Pendola Arkadia Editore Mai come oggi, in un momento in cui l’immigrazione è diventata una ferita insanabile, un libro come “La riva lontana”, diventa così attuale. Certo, una cosa è il disperato che fugge dalla guerra, dalla fame o dalla persecuzione politica; un’altra, ma non per questo meno sofferta, quella…

Recensione: "L’altro piano" - Un thriller/denuncia

Recensione: “L’altro piano” – Un thriller/denuncia

L’altro piano di Antonio Facchiano Graus Edizioni “I romanzi sono pieni di storie finte che ci piacerebbe fossero vere e la realtà è piena di storie vere che ci piacerebbe fossero finte” È questa l’amara constatazione che troviamo nella terzultima pagina del romanzo di Andrea Facchiano, intitolato “L’altro piano”. A pronunciarla è Filippo, il protagonista,…

Recensione: "I paesi invisibili", i borghi tra mode, realtà e futuro possibile

Recensione: “I paesi invisibili”, i borghi tra mode, realtà e futuro possibile

Vivere nei paesi, nei tanti borghi da cui è costituito il nostro Paese, è una condanna. Lo smart working che puoi fare ovunque, anche nelle aree interne, è un falso mito. L’idealizzazione delle aree interne come luoghi in cui assaporare la vita più vera è roba da fricchettoni. È duro e diretto l’approccio de I paesi invisibili…

Recensione: "Il signor Scaccialacrime" - Il potere dell'ascolto
 | 

Recensione: “Il signor Scaccialacrime” – Il potere dell’ascolto

Il signor Scaccialacrime di Yao Jian Carthusia Editore Una tavolozza con due soli colori, che simboleggiano rispettivamente gioia e tristezza, pochi tratti, morbidi, un personaggio dall’aspetto soffice… Il signor Scaccialacrime è un delicato libro sul potere dell’ascolto e dell’abbraccio e, del ritorno a casa. Il tutto si muove in un tempo che scorre lentissimo. Il…

Recensione: "La creatrice di volti" - La promessa di un esordio

Recensione: “La creatrice di volti” – La promessa di un esordio

La creatrice di volti di Valeria Lanza Morellini editore Ed ecco che mi ritrovo questo romanzo in mano, trecento pagine e in copertina una foto d’epoca, una storia ambientata ai tempi della guerra, quando i ragazzi tornavano a casa senza le dita o, i più sfortunati, senza il naso. La cosa più sorprendente è però…

Fu ai tempi della scuola che David divenne “il figlio del fisarmonicista”. Era il primo giorno di lezione nella scuola di Obaba. La nuova maestra passava di banco in banco col registro degli alunni in mano. “E tu? Come ti chiami?” chiese quando mi si avvicinò. “José”, risposi, “ma tutti mi chiamano Joseba”. “Molto bene”. La maestra si rivolse al mio compagno di banco, l’ultimo a cui doveva ancora chiedere “E tu? Qual è il tuo nome?” Il ragazzo rispose imitando il mio modo di parlare “Io sono David, ma tutti mi chiamano il figlio del fisarmonicista”. Per esser più precisi, il figlio del fisarmonicista di Obaba, mitica cittadina dei Paesi Baschi. Sono passati tanti anni e tanti ancora, Joseba si reca in California per il funerale di David. Lì riceve da Mary Ann, la vedova di David, un taccuino di ricordi in lingua basca scritto dall’amico. Scrivere in basco era testimonianza di vita e identità di un popolo orgoglioso, testimonianza di una lingua sempre meno parlata, ma per questo ancora più preziosa. Scrivere in basco per David era lasciare in eredità profonde radici alle sue due amate figlie, Liz e Sara. Del taccuino esistevano 5 copie, Joseba, rispettando la volontà testamentaria dell’amico, porterà con sé ad Obaba dove ancora vive, una delle cinque copie per consegnarla alla biblioteca della cittadina. Prima però ha cura di tradurre le memorie dell’amico in castigliano e di integrare alcuni ricordi comuni, perché nulla vada perso, perché tutto possa essere seme e concime. Come seme e concime diventa tutto ciò che viene sotterrato, perché quando sotterri qualcosa con un rituale condiviso, non lo stai occultando, ma gli stai dando una nuova potente e invisibile vita. Così accade agli uomini e così accade alle parole basche che per gioco David seppellisce in giardino con le figlie in scatole di fiammiferi. Seppellire parole per ricordarle in eterno, così come si ricordano gli affetti defunti. Un gesto potente e antico vissuto nell’innocenza del gioco, che racchiude tutta l’essenza di questo incredibile libro: il dono del ricordo, delle origini, dell’appartenenza. Appartenenza che significa anche parlare e capire una lingua che si sta dissolvendo pian piano… Dove sono ora i 100 modi per dire farfalla? Si chiederà per tutta la vita David malinconico. I contadini di Obaba guardavano le farfalle che si muovevano qui e là e non dubitavano mai sui loro nomi: questa mitxirrica, txoleta, inguma, nomi che potevano sembrare privi di senso a chi stava dimenticando il basco. Le parole basche del taccuino di David brillano come stelle nella notte dell’oblio, sono lì a ricordarci di ricordare… La memoria prende vita e racconta degli anni sessanta ad Obaba, del regime franchista, sulle vicende che hanno riguardato il separatismo basco, la democrazia e il terrorismo dell’ETA, della gioventù che solleva veli e scopre gli orrori fascisti e le fucilazioni e le mani sporche di sangue dei propri familiari, dei propri padri… Così David nel quaderno del gorilla trova nomi e elenchi di vittime e carnefici che si muovono nel passato… Un passato doloroso da cui lui stesso discende, un passato che inizia ad abitare i suoi incubi notturni. Ma non possiamo cambiare neppure una virgola del nostro passato, nè cancellare i danni che ci inflitti dai nostri padri. Possiamo però cambiare noi stessi, "riparare i guasti", riacquisire la nostra integrità perduta. Possiamo fare questo nel momento in cui decidiamo di capire, riguardare gli eventi passati memorizzati nel nostro corpo, per accostarli alla nostra coscienza. Si tratta indubbiamente di una strada difficile, ma è l'unica che ci dia la possibilità di trasformarci, da vittime inconsapevoli del passato, in individui responsabili che conoscono la propria storia e hanno imparato a vivere con essa. Ed è proprio come la differenza tra spago e corda che tanti anni fa gli spiegò l’uomo che ad Obaba si guadagnava da vivere vendendo polizze assicurative antincendio. Portava con sé una corda lunga quasi un metro, la corda era il suo arnese per ricordare le cose, in essa erano infilate una serie di piccoli oggetti che l’uomo faceva scorrere tra le mani come un rosario: un pezzo di carbone, un bastoncino bruciato, delle monete, delle farfalle. Ogni volta che le sue dita incontravano un oggetto, si accendeva in lui un ricordo. Quella corda l’uomo la regalò a David. Si potrebbe pensare che a partire da quel giorno David tenne sempre con sé la corda, ma come sempre accade i “fatti non sono mai all'altezza delle idee o delle promesse”. La verità è che la corda finì nel comodino della sua camera per anni e gli tornò in mente solo quando iniziò a scrivere il suo libro e decise di applicare quel modo di ricordare alla sua penna, sarebbe andato da un tema all'altro proprio come le dita dell'agente di assicurazioni andavano dal pezzo di carbone, al bastoncino bruciato, alle monete, alle farfalle. “conserva la corda. Un giorno ti sarà utile - mi disse quell'uomo. La sua profezia si sarebbe avverata”.

Recensione: Il figlio del fisarmonicista – La magia delle parole sepolte

Fu ai tempi della scuola che David divenne “il figlio del fisarmonicista”. “Era il primo giorno di lezione nella scuola di Obaba. La nuova maestra passava di banco in banco col registro degli alunni in mano. “E tu? Come ti chiami?” chiese quando mi si avvicinò. “José”, risposi, “ma tutti mi chiamano Joseba”. “Molto bene”….

Recensioni: "La corsa degli animali" - la bellezza delle cose senza senso
 | 

Recensione: “La corsa degli animali” – la bellezza delle cose senza senso

“Una volta il leone, l’elefante, la giraffa, il cervo, lo struzzo, l’alce, il cavallo selvatico e il cane si misero a discutere su chi fra loro corresse più veloce di tutti. Discuterono e discuterono e per poco non vennero alle zampe. […] «Ehi, voi, sciocchi animali! Invano discutete! Fareste meglio ad organizzare una gara. Chi…