Stasera in tv viaggio e scoperta con Messico selvaggio
Lotta per la sopravvivenza
Dalle coste e foreste pluviali fino all’aridità dei deserti, gli animali del Messico sono impegnati in una lotta senza fine per cercare di dare vita a una nuova generazione. Lo racconta la terza e ultima puntata della serie “Messico selvaggio”, in onda domenica 22 ottobre alle 21.15 su Rai 5. Molti animali lottano ogni giorno per sfuggire al pericolo di estinzione, mentre degli altri non si sa quasi nulla.
Le foreste pluviali costituiscono il più importante condizionatore d’aria del mondo, capace di trasformare metà dell’energia solare totale che le raggiunge in un’enorme evaporazione di acqua attraverso le foglie e altre superfici, che nella sola Amazzonia è pari a 8000 miliardi di tonnellate di vapore acqueo. La riduzione progressiva delle precipitazioni e l’impatto antropico stanno esponendo la foresta pluviale a quello che viene definito come rischio di progressiva seccagione, dove la perdita di foreste aumenta in conseguenza di ridotte precipitazioni e attività umane.
Poter prevedere quali regioni siano più suscettibili a questa perdita è essenziale per prevenire la scomparsa di ulteriore patrimonio forestale: due recenti progetti europei, Robin (Role Of Biodiversity In climate change mitigatioN) e Amazalert, hanno indagato l’importante ruolo della biodiversità per la mitigazione dell’importante impattante cambiamento climatico: nel commentare la propria ricerca Delphine Clara Zemp, dell’Istituto di Potsdam per la ricerca sull’impatto climatico, aveva chiarito che la presenza di molte specie arboree è un buon indicatore delle probabilità di sopravvivenza per le regioni forestali. I ricercatori hanno analizzato la rete dei flussi d’acqua e hanno scoperto che più è diversificata la vegetazione, tanto meno vulnerabile sembra essere alla distruzione. Ogni specie vegetale, infatti, ha un modo di reagire allo stress e un numero maggiore di specie arboree aumenta la resilienza dell’ecosistema.
“Come IPCC abbiamo sviluppato scenari che prevedono diverse intensità di riscaldamento a fine secolo”, spiega Riccardo Valentini.