Stasera in tv un documentario che svela il business dietro alla produzione di carne di maiale
Stasera torna su Rai3 DOC3, il ciclo estivo di documentari d’autore che racconta il mondo e le sue storie.
Ogni giovedì, in seconda serata, Fabio Mancini accompagnerà i telespettatori in un viaggio diverso, per documentare una realtà internazionale. Quest’anno si parlerà delle carceri di massima sicurezza negli Stati Uniti, dell’orgoglio artistico dei giovani stilisti del Sud-Africa, della guerra dimenticata dello Yemen, di come si studia a Gaza, di come la Cina si sia lanciata nell’agro-business invadendo Stati Uniti, Monzambico e Brasile. E ancora Nigeria, Chad , Niger e Camerun e i loro popoli sono i protagonisti del più feroce degli effetti del cambiamento climatico, il prosciugamento del lago Chad e la desertificazione e i profughi climatici.
Sulla fine dei corpi dei migranti che sempre più numerosi perdono la vita in mare DOC3 sarà in Tunisia per raccontare il punto di vista dei pescatori che pescano sempre meno pesci e sempre più cadaveri. E poi in Europa, in Belgio e in Romania, per documentare povertà e disuguaglianze del vecchio continente. Tornerà l’estremo oriente con il Vietnam e la sua lunga guerra, e non mancheranno le realtà italiane, come Milano, avanguardia nella cura degli hikikomori e nella scuola per Drag-Queen, e Bologna con la prima scuola italiana di love-givers per disabili.
La prima puntata della nuova serie, in onda domani, giovedì 11 luglio alle 23.55, si intitola “Soyalism”. In un mondo sempre più sovrappopolato e in preda ai cambiamenti climatici, il controllo della produzione dei beni alimentari è diventato un enorme business per una manciata di poche gigantesche aziende. Seguendo la filiera di produzione industriale della carne di maiale,Soyalism, documentario firmato da Stefano Liberti ed Enrico Parenti, descrive l’enorme potere che si concentra nelle mani delle multinazionali del cibo, che sta mettendo fuori mercato centinaia di migliaia di piccoli produttori e trasformando in modo permanente paesaggi interi. Dai mega-allevamenti intensivi cinesi fino alla foresta amazzonica – distrutta per far spazio alle coltivazioni di soia necessarie a nutrire animali ammassati in capannoni dall’altra parte del mondo – questo tipo di industria sta pregiudicando gli equilibri sociali e ambientali del pianeta.