Stasera in tv torna Sciarada, il circolo delle parole
Francesco Petrarca e la lingua del Canzoniere
“Nella sua carriera di letterato, Francesco Petrarca ebbe a che fare molto di più con il latino che con l’italiano e con il fiorentino. E non pensava affatto, a differenza di Dante, che il volgare fosse la lingua che avrebbe diffuso il sapere e la cultura fra i ceti borghesi. Petrarca, al contrario, era convinto che la gloria gli sarebbe arrivata grazie alle opere scritte in latino. Ma scelse il volgare per scrivere quello che è considerato il primo libro di versi della nostra poesia, un Canzoniere, cioè una raccolta di componimenti lirici legati da un unico filo conduttore”. Così lo storico della lingua italiana Giuseppe Patota nello Speciale interamente girato all’Accademia Nazionale dei Lincei a Roma “Francesco Petrarca e la lingua del Canzoniere”, in onda lunedì 15 luglio alle 22.55 in prima visione su Rai 5 per “Sciarada, il circolo delle parole”. In primo piano, la raccolta di liriche che ha fondato la lingua poetica italiana, analizzata da alcuni tra i più importanti storici della lingua italiana come lo stesso Patota, Giuseppe Antonelli, Lucilla Pizzoli, Stefano Telve. A fare da contrappunto alle riflessioni dei linguisti, le letture di alcuni dei versi più celebri del Canzoniere affidate all’attore Lorenzo Parrotto.
Per comporre il Canzoniere, a cui si dedicò per quarant’anni, dal 1334 al 1374, Petrarca utilizzò il volgare fiorentino, anche se mantenne il latino nel titolo: Rerum vulgarium fragmenta, cioè “Frammenti di cose volgari”. “Petrarca scelse il fiorentino – dice Lucilla Pizzoli – soltanto perché voleva mettersi alla prova: voleva sperimentare le possibilità della nuova lingua nel genere più alto e raffinato, la poesia”. “Nel suo lavoro di correzione annotava in appunti nemmeno a dirlo, in latino, tutti i suoi dubbi e le sue perplessità, per esempio scrivendo: ‘Questa versione mi piace più di tutte le altre’ e così via”.