Stasera in tv torna Sciarada, il circolo delle parole
“Ignazio Silone. La voce del cafone”
Un viaggio tra le pagine e i luoghi del giornalista, scrittore e politico Ignazio Silone: lo propone “Sciarada, il circolo delle parole” con “Ignazio Silone. La voce del cafone”, in onda lunedì 26 agosto alle 23.15 su Rai 5. Clarissa Montilla, Alessio Guerrini, Dario Marani, autori dello Speciale, raccontano la vita e la scrittura di Ignazio Silone, pseudonimo di Secondino Tranquilli, che nasce a Pescina, in Abruzzo, il primo maggio del 1900, una data involontariamente significativa per un autore che tutta la vita si è occupato dei lavoratori più umili. Tra le testimonianze, quelle del pronipote Romolo Tranquilli, di Andrea Sangiovanni dell’università di Teramo, del sociologo Benedetto Di Pietro, di Manlio Cimini dell’università di Chieti-Pescara, dello scrittore Renzo Paris, di Liliana Biondi dell’università dell’Aquila e di Sebastiana Ferrari, curatrice dell’Archivio Silone.
La terra d’origine di Silone è la zona del Fucino, dove a metà Ottocento la famiglia Torlonia provvede al prosciugamento appropriandosi di questo latifondo di quattordicimila ettari e ricostruendo un sistema piramidale di vassallaggio. Il 13 gennaio 1915 un terribile terremoto rade al suolo molti paesi tra cui Pescina. Moltissimi i morti tra cui la madre: è il trauma che segna la sua vita. Dopo il terremoto Silone è sempre più attento alle condizioni di povertà dei contadini della Marsica. Inizia a occuparsi di politica e nel 1921 è tra i fondatori del Partito Comunista Italiano da cui viene espulso, dopo anni di impegno attivo, nel 1931. Diventerà, parole sue, “un socialista senza partito, un cristiano senza chiesa”
“Fontamara”, il suo capolavoro esce in lingua tedesca, a Zurigo, nel 1933, novant’anni fa. In Italia viene pubblicato soltanto nel 1947. L’universo contadino della Marsica, simbolo di ogni povertà, è nel romanzo il luogo nel quale lo scrittore ritaglia la sua “poetica del cafone”, una vera e propria elegia degli ultimi.
Appuntamento da non perdere.