Stasera in tv torna l’appuntamento con Wild Italy
Dai popoli italici al Regno d’Italia
Con il Neolitico, circa 6.000 anni prima di Cristo, le popolazioni italiche svilupparono le prime forme di allevamento e di agricoltura. Gli etruschi, in particolare, si dimostrarono un popolo ingegnoso riuscendo a vivere in armonia con la Natura, pur iniziando le prime opere di trasformazione ambientale, come le bonifiche dei terreni palustri. Roma, invece, cominciò a esercitare una forte pressione sull’ambiente forestale per rifornirsi di legname per scopi edilizi, per l’arsenale navale e bellico, per il riscaldamento degli impianti termali. La deforestazione venne adottata anche per un’azione di controllo dei nuclei italici che ancora resistevano alla dominazione romana, con una tecnica che sembrava quasi anticipare le devastazioni ambientali, finalizzate a mettere in difficoltà e ad annientare le sacche di resistenza. Questa prima imponente opera di deforestazione fu favorita dalla realizzazione di un reticolo di strade. Lo racconta la seconda puntata della serie “Wild Italy 8”, in onda, in prima visione domenica 3 marzo alle 21.15 su Rai 5. È anche un’epoca di grandi opere infrastrutturali (acquedotti) e di bonifiche, con la nascita della cascata delle Marmore per bonificare la piana di Rieti. Gli scambi con i paesi del Mediterraneo portarono all’introduzione di specie animali e vegetali del Nord Africa e del Vicino Oriente, come l’istrice nella penisola, e forse i cervi in Sardegna. Nel pieno del suo splendore, l’Impero Romano aveva fatto dell’Italia un territorio profondamente trasformato e colonizzato. La decadenza e la caduta dell’Impero Romano d’occidente ebbero profondissime ripercussioni anche sulla Natura e sulla biodiversità del territorio italiano, associandosi a un recupero della vita selvatica. Non più mantenuti e custoditi, gli ambienti colonizzati dai romani, soggetti a invasioni di popoli provenienti dall’Est europeo e in definitiva dall’Asia, tornarono ad accogliere imponenti foreste e paludi. Minacciate dalle incursioni piratesche sulle coste, molte popolazioni cercarono scampo nell’interno, colonizzando ambienti rupestri.