Stasera in tv torna l’appuntamento con Passato e Presente
La radio e il fascismo
L’anno della svolta è il 1927, quando l’U.R.I. Unione radiofonica italiana, si trasforma in “Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche”, l’E.I.A.R. Da quel momento la radio inizia a imporsi come mezzo di comunicazione di massa e il regime comincia a comprendere di avere in mano un’arma potentissima.
«Nelle mani di chi sa farne uso è un’arma terribile». Con queste parole Hitler si riferisce alla radio nel suo libro Mein Kampf. Infatti i mass media, tra cui occorre citare la radio oltre la stampa e il cinema, hanno sempre svolto un ruolo molto importante durante i regimi totalitari. I totalitarismi si servivano dei mezzi di comunicazione per indottrinare le grandi masse. In Italia, durante il regime fascista, Mussolini fu dapprima scettico riguardo alla radio, preferendo alla “scatola parlante” il contatto diretto con le grandi masse.
Ma, approfondendo la sua conoscenza dello strumento, il suo approccio nei riguardi della radio cambiò. Nel 1924 venne istituita l’Unione Radiofonica italiana (U.R.I.), sottoposta a controllo e censura delle notizie le quali erano fornite esclusivamente dall’agenzia di stampa del regime, l’Agenzia Stefani. L’Uri nel 1929 si evolse poi in Ente italiano Audizioni Radiofoniche (EIAR) attraverso cui il duce monopolizzò il sistema di comunicazione italiana, assoggettando il mondo culturale e scolastico alla sua propaganda, intervenendo in ogni settore della vita associata.