Stasera in tv torna l’appuntamento con Passato e Presente
Il suffragio universale maschile del 1912
La riforma elettorale del 1912 si colloca nel solco riformistico tracciato da Giovanni Giolitti nel corso della sua lunga permanenza al Governo. Giunta al termine di una complessa fase di elaborazione, la nuova norma è approvata con un’ampia maggioranza parlamentare e si configura come il prodotto finale di una visione nuova della politica, più aperta alla partecipazione popolare. Paolo Mieli e il professor Fulvio Cammarano ne parlano a “Passato e Presente”, in onda domenica 21 luglio alle 20.30 su Rai Storia. La norma, nello specifico, prevede un robusto salto quantitativo nell’allargamento del corpo elettorale. Infatti, estende il diritto di voto a tutti i cittadini maschi di oltre trent’anni, anche se analfabeti, e ai cittadini maschi di età superiore ai ventuno anni in grado di leggere e scrivere o, in mancanza di tale requisito, a coloro che abbiano svolto il servizio militare. Tale norma nella sua applicazione pratica produce un netto riequilibrio tra il Nord e il Sud del Paese. L’aumento massimo di elettori si registra, infatti, in Sicilia, Sardegna, Calabria e Basilicata, dove l’alto tasso di analfabetismo aveva fortemente penalizzato le popolazioni locali. Resta escluso il voto alle donne, che pure era stato proposto da diverse parti, ma per il quale bisognerà aspettare il 1946.
Generalmente viene considerata come iniziale la data del 1893, in cui la Nuova Zelanda introdusse, primo Stato al mondo, il suffragio universale, quindi maschile e femminile. In realtà, per quanto riguarda il suffragio femminile, almeno due precedenti vanno citati: durante la cosiddetta Epoca della libertà svedese, tra gli anni 1718 e il 1772, ci fu un ristretto diritto di voto per le donne; nella Repubblica di Corsica tra il 1755 e il 1769, in virtù della costituzione promulgata da Pasquale Paoli. Anche la Repubblica Romana del 1849, che durò pochi mesi, prevedeva in teoria il suffragio universale maschile e femminile.