Stasera in tv torna l’appuntamento con Passato e Presente
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Stasera in tv torna l’appuntamento con Passato e Presente

Carlo Rosselli, socialismo e libertà

Stasera in tv torna l’appuntamento con Passato e Presente

Un attivista e intellettuale antifascista: Carlo Rosselli. E’ lui – con la sua azione politica e il suo pensiero – il protagonista di “Passato e Presente”, il programma di Rai Cultura in onda sabato 8 giugno alle 20.30 su Rai Storia. Ad analizzarne la figura, Paolo Mieli e il professor Lucio Villari. Erede di una famiglia di fede mazziniana, Rosselli inizia nei primi anni Venti a impegnarsi in politica, avvicinandosi al partito socialista. Sono gli anni durissimi del Congresso di Livorno, della crisi della democrazia liberale e dell’avvento del fascismo, di cui Rosselli è sin dall’inizio deciso oppositore. Inviato al confino, scrive la sua opera teorica più importante, “Socialismo liberale” e qualche anno dopo costituisce il movimento “Giustizia e Libertà” che diventerà il polo d’attrazione per molti antifascisti, soprattutto giovani. L’omicidio di Carlo e Nello Rosselli, avvenuto in Francia nel giugno del ’37, resta uno dei delitti politici più clamorosi del secolo scorso.
Rosselli, diplomatosi all’Istituto tecnico, si iscrisse a Firenze al corso di Scienze sociali, laureandosi a pieni voti il 4 luglio 1921 con una tesi sul sindacalismo e si preparò a sostenere anche gli esami di maturità classica per ottenere il diritto di frequentare altri corsi universitari. Tramite il fratello Nello aveva conosciuto Gaetano Salvemini, professore dell’Università fiorentina, che sarà da allora un costante punto di riferimento per entrambi i fratelli. Gli fece rivedere la sua tesi, che Salvemini giudicò «non un’opera critica, equilibrata, sostanziosa», ma in essa «era incapsulata un’idea fondamentale: la ricerca di un socialismo che facesse sua la dottrina liberale e non la ripudiasse».
In questo periodo si avvicinò al Partito Socialista, simpatizzando, in contrapposizione all’allora maggioritaria corrente massimalista di Giacinto Menotti Serrati, per quella riformista di Filippo Turati, che egli ebbe poi modo di conoscere
personalmente a Livorno, durante lo svolgimento del Congresso nazionale del Partito

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