Dopo aver fatto porre il monogramma di Cristo, che gli era apparso in sogno, sugli scudi dei suoi soldati Costantino vince la famosa battaglia di Ponte Milvio. L’Impero, dopo l’editto di Milano del 313 d.C. e la battaglia di Adrianopoli, torna a essere unito nelle mani di un solo imperatore, in una monarchia d’investitura divina, saldata da un nuovo legame identitario, quello tra Stato e Chiesa. Ne parlano Paolo Mieli e il professor Alessandro Barbero a “
Passato e Presente”, il programma di Rai Cultura in onda sabato 6 aprile alle 20.30 su Rai Storia. Nel Medioevo la memoria dell’imperatore cristiano ispira storie e leggende, tra cui quella della “Donazione di Costantino”, un documento attraverso il quale l’imperatore avrebbe donato al Papa la città di Roma e i domini imperiali d’Occidente, consolidando il primato della Chiesa di Roma sugli altri patriarcati. Con questo scritto di fatto l’imperatore investe il Papa del potere temporale. Ma Lorenzo Valla nel 1440 dimostra che la donazione di Costantino è un falso: si tratta in realtà di un testo realizzato, forse in età carolingia a Roma o in Francia, per affermare la supremazia della Chiesa rispetto all’Impero in un periodo controverso e difficile.
Anche se divenuto cristiano, alla morte Costantino venne divinizzato (divus), per decreto del senato, con la cerimonia pagana dell’apoteosi come era consuetudine per gli imperatori romani. Costantino, nonostante avesse iniziato a costruire un grandioso mausoleo di famiglia a Roma, lo lasciò a sua madre (il cd. Mausoleo di Elena) e volle essere sepolto a Costantinopoli, nella Chiesa dei Santi Apostoli, divenendo così il primo imperatore a essere sepolto in una chiesa cristiana.
Costantino è considerato santo dalla Chiesa ortodossa, che secondo il Sinassario Costantinopolitano lo celebra il 21 maggio assieme alla madre Elena.
La santità di Costantino non è riconosciuta dalla Chiesa cattolica.