Stasera in tv torna l’appuntamento con “Magistrati”
La storia di Lucia Musti
Nella sua lunga carriera Lucia Musti ha lavorato nelle Procure di molte Regioni, in ultimo in quella di Gela, indagando su reati di ogni genere. Il periodo più lungo lo ha trascorso in Emilia-Romagna, dove ha combattuto gli affari della camorra e della ‘ndrangheta, con inchieste che hanno dimostrato il profondo radicamento delle mafie anche nel Nord d’Italia. Ma negli anni si è anche occupata di casi che hanno colpito profondamente l’opinione pubblica, come quello della Uno Bianca o quello del rapimento e della uccisione del piccolo Tommaso Onofri.
Criminalità organizzata, in particolare la ‘ndrangheta. E poi i No Tav, ma soprattutto il caso più spinoso del momento, non solo in Piemonte: il carcere. Questi i temi affrontati oggi, venerdì 13 settembre, dal nuovo procuratore generale del Piemonte, Lucia Musti, durante il discorso di insediamento nell’Aula magna del Palagiustizia di Torino. Sulla tematica delle carceri, Lucia Musti ha usato due parole: «Indulto e amnistia, che però vanno opportunamente calibrati con cautela e solo su una parte della popolazione detenuta». Ma per il nuovo procuratore generale, indulto e amnistia «sono l’unico strumento efficace per contrastare il fenomeno del sovraffollamentodelle carceri, che produce morte, illegalità e disapplicazione della carta costituzionale». Riguardo alla possibilità di costruire un carcere a Torino, in sostituzione del Lorusso e Cutugno, Musti afferma che «non è abbastanza, non è sufficiente».
Sul fronte ‘ndrangheta, il procuratore ha affermato che presterà «attenzione ai processi di criminalità mafiosa e ai processi a gruppi anarchici informali.