Stasera in tv torna l’appuntamento con Grandi della Tv
Alighiero Noschese
L’imitatore inimitabile, un “camaleonte” posato su un tronco umano. Per Sergio Zavoli è stato un’infinità di pupazzi, per Federico Fellini un ladro di anime. Domenica 21 aprile alle 17.30 e lunedì 22 aprile alle 22 su Rai Storia, Alighiero Noschese è il protagonista di “Grandi della Tv” con Edoardo Camurri,
Il debutto a teatro arriva con un “calcio nel sedere”, nel 1952: ingaggiato da Garinei e Giovannini, rimane paralizzato per la timidezza dietro le quinte. Sarà Mario Riva a lanciarlo in scena con una sonora pedata. Lì, si trasforma immediatamente, indossando la maschera di turno, assecondando quel raptus al mimetismo che gli era congenito: basti pensare a Kant discusso a scuola con la voce di Alberto Sordi, o all’università, dove non si laureerà mai e dove si presenta col timbro di Totò. Sembra quasi che per diventare sé, sia dovuto uscire da sé, e che l’istinto naturale a moltiplicarsi sia stato un modo, poco consuetudinario, di darsi dei confini, un limite, di trovare sé stesso in centomila. Di base, caratteristiche fisiche eccezionali: una faccia di gomma, una voce miracolosa. Le sue corde vocali infatti – che assicura per 35 milioni di lire – presentano una difformità. Una è lunga, l’altra tozza. Un’anomalia che gli garantisce basso e falsetto. Ma ciò che la natura gli ha donato non basta. Con l’inseparabile magnetofono studia la voce di un tale, poi su un altro incide la propria. Le ascolta sincronizzate. Manovra la moviola, aziona un videoregistratore d’avanguardia. In un taccuino con meticolosità annota, separatamente: voce, aspetto, psicologia del personaggio. Quando cala in trance è pronto: “È come se per alcuni attimi mi fosse stato strappato di dentro qualcosa di prezioso, di indispensabile, di insostituibile” arriverà a dire Fellini dopo aver visto la sua imitazione. Dalla malìa che ha stregato il regista alla satira, ribattezzata da Noschese “satira al borotalco”.