Stasera in tv torna l’appuntamento con Divini devoti Divini devoti, i Filippini a Santa Maria in Vallicella
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Stasera in tv torna l’appuntamento con Divini devoti

I Padri teatini 

Stasera in tv torna l’appuntamento con Divini devoti Divini devoti, i Filippini a Santa Maria in Vallicella

Puccini vi ambientò la Tosca e al suo interno sono conservate opere come i capolavori artistici del Lanfranco, del Domenichino e di Mattia Preti. È la chiesa di Sant’Andrea della Valle la protagonista di “Divini devoti”, in onda lunedì 29 aprile alle 20.25 su Rai 5. Qui i Teatini più di ogni altro ordine hanno sostenuto la politica della Controriforma e promosso la rigenerazione della Chiesa dopo il grande Giubileo del 1600. Ospiti della puntata, il professor Raniero Gnoli, orientalista, storico delle religioni e indologo italiano, e Franco Piersanti, compositore e musicista cinematografico.

I teatini sono un’espressione del rinnovamento della vita ecclesiastica segnato dalla riforma cattolica agli inizi del XVI secolo. L’ordine venne fondato da Gaetano Thiene, Gian Pietro Carafa (poi papa Paolo IV), Bonifacio de’ Colli e Paolo Consiglieri, tutti importanti membri dell’Oratorio del divino amore a Roma, con il fine di riformare il clero e di restaurare la regola primitiva di vita apostolica.

I quattro esposero il loro progetto di costituire una fraternità di preti riformati al pontefice. Tuttavia i fondatori non avevano intenzione di istituire un nuovo ordine. Il Carafa, scrivendo all’amico Gian Matteo Giberti (1º gennaio 1533), affermava: «…Che non paresse che si volesse far nova religione, si come in verità non volemo ne patemo. Et se ben potessimo, non vorriamo perché non volemo esser altro che chierici viventi secondo li sacri canoni in communi et de communi et sub tribus votis, perciocché questo è il mezzo convenientissirno a conservar la comune vita clericale».

Con il breve Exponi nobis del 24 giugno 1524 Clemente VII concesse ai chierici: di emettere i voti di povertà, obbedienza e castità; di condurre vita fraterna in comunità portando l’abito clericale in qualunque luogo da loro scelto sotto la protezione della Sede Apostolica; di eleggere ogni anno un superiore (che avrebbe portato il titolo di preposto)

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