Stasera in tv torna l’appuntamento con Cinema Italia
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Stasera in tv torna l’appuntamento con Cinema Italia

Disamistade

Stasera in tv torna l’appuntamento con Cinema Italia
Sardegna, anni ‘50. Dopo anni di assenza Sebastiano Catte, figlio di un pastore, decide di tornare a casa per aiutare la madre; un giorno viene derubato di tutte le pecore rimaste alla sua famiglia. Aggregarsi a una banda di ladri di bestiame sembra la soluzione migliore per rifarsi. E’ il film di Gianfranco Cabiddu “Disamistade”, in onda sabato 9 novembre alle 21.10 su Rai Storia. Nel cast, Joaquim de Almeida, Massimo Dapporto, Laura del Sol, Maria Carta, Pablo Alarcon.

Cabiddu si laurea al DAMS di Bologna in etnomusicologia. La sua attività cinematografica inizia negli anni ’80 in qualità di tecnico del suono nel teatro e nel cinema. Ha collaborato con Eduardo De Filippo.

Il suo primo lungometraggio da regista è del 1988: Disamistade, al quale partecipano, tra gli altri, Massimo Dapporto e Maria Carta.

Il suo secondo lungometraggio è Il figlio di Bakunin, del 1997, riduzione dall’omonimo romanzo di Sergio Atzeni. Da segnalare anche il lungometraggio-documentario Passaggi di tempo e, prima e dopo, una lunga serie di documentari, in particolare sulla Sardegna.

Organizzatore dei tre Festival delle isole, Cabiddu è attento alla produzione narrativa della cosiddetta Nuova letteratura sarda dei decenni a cavallo tra Novecento e Duemila, con scrittori quali Giuseppe Dessì, Sergio Atzeni, Flavio Soriga, Giulio Angioni. La sua filmografia è considerata, del resto, parte di una Nouvelle Vague artistico-letteraria che da qualche tempo comprende anche una cinematografia sarda autoctona.

Nel 2017 riceve il David di Donatello per la migliore sceneggiatura adattata per La stoffa dei sogni. Il film è liberamente tratto dalla pièce L’arte della commedia di Eduardo De Filippo e dalla sua traduzione in napoletano de La tempesta di William Shakespeare.

Disamistade è un film sul senso del ritorno come riflessione sul vissuto e sulla storia. In un periodo, come gli anni ’80, dove è presente uno smarrimento, una reale difficoltà del “sentire comune”.

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