Stasera in tv torna l’appuntamento con Binario cinema
“La regina Margot”
Agosto 1572, Parigi. Stanno per celebrarsi le nozze tra il protestante ugonotto Enrico, re di Navarra, e la cattolica Margherita di Valois. L’unione è stata orchestrata dalla madre di “Margot” – così chiamata da tutti – la dispotica Caterina de’ Medici e dal fratello re Carlo IX, per cercare di appianare le tensioni tra cattolici e ugonotti nel regno. Margot, per nulla innamorata del marito, si concede al soldato La Mole. Da qui, intrighi di corte, complotti sanguinari, avvelenamenti che costellano “La regina Margot”, la pellicola diretta da Patrice Chéreau, con Isabelle Adjani, Daniel Auteuil, Virna Lisi, Miguel Bosé, in onda domenica 19 novembre alle 21.10 su Rai Storia per il ciclo “Binario cinema”.
Regista appena ventenne, Chéreau affinò la sua esperienza teatrale con la direzione del Théâtre de Sartrouville a Sartrouville, di cui prese le redini nel 1966. Dopo altre esperienze sui palcoscenici dell’Île-de-France si trasferì in Italia, dove svolse attività di apprendistato come regista teatrale con Giorgio Strehler presso il Piccolo Teatro di Milano.
Negli anni settanta si cimentò nella regia televisiva operistica, per poi dirigere film cinematografici di successo come La Regina Margot (1994), candidato al Festival di Cannes per la Palma d’oro e premiato con il premio della giuria, Ceux qui m’aiment prendront le train (1998), che gli valse il Premio César per la migliore sceneggiatura, Intimacy – Nell’intimità (2001), Orso d’oro al Festival di Berlino, e Gabrielle (2005).
Nel 1977, durante una rappresentazione di Siegfried, seconda giornata de L’Anello Del Nibelungo, René Kollo, che interpretava il ruolo del titolo e si era precedentemente slogato una caviglia venne rimpiazzato da Chéreau. In assenza di una controfigura, quest’ultimo mimò il ruolo sulla scena, mentre il tenore cantava dietro le quinte. La sostituzione raccolse applausi e provocò fischi e disapprovazione, quando i due Siegfried uscirono per i saluti di fine spettacolo, ciò nonostante seguirono 35 minuti di applausi.