Stasera in tv torna l’appuntamento con Art Night
Fontana
Il ruolo di Lucio Fontana, grande anticipatore e indiscusso protagonista dell’arte italiana del secondo ‘900: lo analizza il documentario “Fontana”, in onda lunedì 4 dicembre alle 19.35 su Rai 5. Con i suoi buchi e tagli, l’artista ha inventato un nuovo modo di concepire l’arte e lo spazio.
Nato in Argentina, da famiglia italiana, a Milano frequentò l’Accademia di Brera dedicandosi alla scultura; rientrato a Buenos Aires redasse il Manifiesto blanco con cui pose le basi del movimento spazialista. Nei primi anni 50 realizzò tele con buchi a cui fecero seguito i celebri “tagli”. Nelle sue realizzazioni artistiche utilizzò numerose tecniche, sia in pittura che in scultura che nella ceramica.
«Nelle pieghe del dibattito che divide l’arte italiana del Dopoguerra, tra richiami togliattiani all’ordine, assecondati dal neorealismo figurativo di Renato Guttuso, e provocazioni concettuali (Piero Manzoni che inscatola e numera la Merda d’artista), si impone un artista che mira a un’immagine pura, aerea, assoluta. Già alla Biennale di Venezia del 1949 Fontana attira la perplessità dei critici e il dileggio del pubblico con le tele bucate che chiama Concetti spaziali».
Dirà nel 1963 “Avevo per guida un grande maestro: Wildt, ero considerato l’allievo migliore del corso. E Wildt, anzi, mi aveva espresso più volte che io diventassi continuatore della sua arte. Invece, appena uscito dall’Accademia, ho preso una massa di gesso, le ho dato una struttura approssimativamente figurativa di un uomo seduto e le ho gettato addosso del catrame. Così, per una reazione violenta. Wildt si è lamentato, e cosa potevo dirgli? Avevo una grande stima di lui, gli ero riconoscente, ma a me interessava trovare una nuova strada, una strada che fosse tutta mia.”
È nata così una delle opere più importanti del primo periodo di Fontana: L’uomo nero (1930- oggi perduta). Ricordando opere di Archipenko e Zadkine cerca un ritorno alle origini della forma.
Imperdibile.