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Andrea Mantegna. Passione di pietra
Mantegna nasce a Isola Carturo, un piccolo paesino di campagna che oggi ha preso in suo onore il nome di Isola Mantegna. Ma è a Padova che inizia il suo percorso. Una città in cui l’arrivo di Donatello aveva introdotto con la sua scultura soluzioni ardite, innovative, una vitalità artistica contagiosa. Barbara Maria Savy, storica dell’arte, e Francesca Veronese, direttrice dei Musei Civici di Padova, raccontano che il primo impegno importante è per la Cappella Ovetari, nella Chiesa degli Eremitani di Padova. Distrutti in gran parte nel ’44 durante la Seconda guerra mondiale – la chiesa si trovava a pochi passi dal comando tedesco – i resti degli affreschi furono recuperati dal giovane Cesare Brandi e hanno poi dato vita ad un esperimento di restauro molto innovativo nel 2009, di cui parla uno dei protagonisti, il restauratore Carlo Giantomassi. Mantegna, poi, lascerà Padova per Venezia, dove viene accolto nella rinomata bottega di Jacopo Bellini, del quale sposerà la figlia. Con Giovanni Bellini, suo cognato, intesse un fecondo rapporto di collaborazione e confronto che li vede eseguire opere quasi identiche per tema e composizione. Alcune di queste opere sono magicamente riunite oggi alla National Gallery di Londra dove le racconta Imogen Tedbury, curatrice della sezione Pittura Italiana.
Ma nel 1460 Mantegna si trasferisce a Mantova. Appena trentenne, Mantegna è già uno dei pittori più celebrati della sua generazione.