Stasera in tv torna l’appuntamento con Art Night
“Dietro la foglia di fico”
Frutti del pudore, provocazioni o tentativi, spesso ingegnosi, di aggirare la censura? Sono molte le motivazioni che, lungo i secoli, si sono celate nella “foglia di fico” che ha coperto nelle forme più diverse le parti intime di uomini e donne nell’arte. Un elemento più che puramente “decorativo” raccontato dal documentario di Agnès Obadia, prodotto da Harbor Films, “Dietro la foglia di fico”, in onda mercoledì 28 febbraio alle 21.15 su Rai 5 per «Art Night», con Neri Marcorè. È la morale cristiana – che contrariamente all’arte classica e greca in particolare percepisce il corpo nudo, soprattutto femminile, come incarnazione stessa del desiderio – a dare il via alle “coperture” intime e, per questo, gli artisti hanno dovuto ingegnarsi per rappresentare quello che rappresentabile non era. E mentre per le donne la foglia di fico si trasforma in fiori, scrigni e specchi, alla base della scelta delle “foglie di fico” maschili ci sono oggetti e simboli diversissimi. Solo Michelangelo non si assoggetta a queste regole e dipinge centinaia di nudi sul soffitto della Cappella Sistina. Completato nel 1541, l’affresco causa uno scandalo e il Papa gli chiede di coprire tutti quei genitali, ricevendo un netto rifiuto. È soltanto un anno dopo la sua morte, e dopo il Concilio di Trento, nel 1565, che Daniele da Volterra provvede a “censurare” il tutto, passando poi alla storia con il soprannome “Il Braghettone”.
Ma è solo alla fine del XIX secolo che l’assurdità della censura comincia a suscitare il sarcasmo dei caricaturisti francesi, mentre dagli anni Venti del secolo scorso, con il surrealismo, la foglia di fico diventa fantastica e al tempo stesso fantasiosa, e via via si apre alla dimensione del desiderio. Ma i tabù resistono tuttora, come nel caso della campagna pubblicitaria del 2017 per il centenario di Schiele, i cui manifesti vengono censurati.