Intorno al 1200 a.C. tutti i grandi regni dell’età del bronzo subiscono una crisi profonda: la civiltà micenea, l’impero Ittita, l’Egitto dei faraoni vengono travolti da una serie di catastrofi naturali e dalla migrazione dei misteriosi “popoli del mare”. Pagine di storia antica rilette dal professor Alessandro Barbero in “Apocalissi del passato”, in onda giovedì 31 ottobre alle 21.10 su Rai Storia per “a.C.d.C.”. Le tavolette d’argilla incise con caratteri cuneiformi rinvenute nell’antica città di Ugarit forniscono importanti testimonianze sul collasso delle civiltà del Mediterraneo orientale. A seguire, alle 22.10, uno dei più grandi misteri dell’archeologia: la distruzione e la scomparsa della città greca di Helike, sommersa dalle onde nel 373 avanti Cristo. Quella di Helike, una città di cui non si conosce neppure l’esatta posizione, fu una catastrofe di tali dimensioni da apparire sovrannaturale, provocata – secondo il mito – dall’ira del dio Poseidone.
Un tratto molto importante dell’Età del Bronzo europea fu la maggiore capacità degli uomini di incidere sull’ambiente. Le risorse agricole e forestali furono sfruttate in maniera più produttiva rispetto al passato, grazie innanzitutto all’utilizzo dell’aratro, di legno, e successivamente di strumenti di bronzo quali le asce, impiegate per abbattere gli alberi, e i falcetti, che consentirono una maggiore efficienza per i raccolti. Questo fenomeno camminò di pari passo con la tendenza a occupare in modo stabile e prolungato gli stessi luoghi, portando così alla nascita di villaggi dotati in taluni casi di opere ‒ in primo luogo le fortificazioni ‒ che richiedevano un importante investimento di tempo ed energie. I resti dei villaggi venuti alla luce mostrano gruppi di capanne intorno a spazi centrali, spesso destinati ad attività comunitarie, e separati da strette stradine.
Il quadro attesta l’esistenza per lungo tempo di comunità all’interno delle quali emerge la presenza di gruppi ‘aristocratici’.