Stasera in tv torna l’appuntamento con “a.C.d.C.”
L’abbazia di Cluny. La città sacra perduta
Un viaggio alla scoperta della chiesa abbaziale più grande del mondo per tutto il Medio Evo: Cluny. Cancellata e nascosta dalla città stessa, ha ritrovato il suo antico splendore grazie al lavoro di archeologi e di ricercatori. Una storia ripercorsa dal professor Alessandro Barbero in “a.C.d.C.”, in onda giovedì 21 marzo alle 21.10 su Rai Storia. Nel Medio Evo l’abbazia di Cluny era un complesso architettonico imponente, affollato di pellegrini, e la sua chiesa un capolavoro architettonico e ingegneristico di anonimi costruttori. Smantellata dopo la Rivoluzione Francese, solo recentemente ne sono state studiate in dettaglio le strutture e le avveniristiche tecniche di costruzione. Un’opera che ha rappresentato l’anello di congiunzione tra l’architettura romanica e quella gotica.
Il monastero di Cluny differiva per due motivi dagli altri centri e confederazioni benedettine: nella sua struttura organizzativa e nell’esecuzione della liturgia come sua principale forma di lavoro. Mentre, infatti, la maggior parte dei monasteri benedettini rimanevano autonomi e associati agli altri solo in maniera informale, Cluny creò una grande federazione in cui gli amministratori di sedi minori svolgevano la funzione di deputati dell’abate di Cluny e rispondevano di tutto ad esso. I responsabili dei monasteri cluniacensi, essendo sotto la diretta supervisione dell’abate della “casa madre”, autocrate dell’ordine, erano chiamati quindi non abati ma priori; questi si incontravano a Cluny una volta all’anno per trattare di questioni amministrative e fare rapporto. Le altre strutture benedettine, anche quelle di formazione più antica, riconobbero Cluny come la propria guida. Quando nel 1016 papa Benedetto VIII decretò che i privilegi di Cluny si estendessero anche alle sue sedi minori, ciò rappresentò un ulteriore incentivo per le comunità benedettine ad entrar a far parte dell’ordine cluniacense.
I monaci di Cluny proposero, inoltre, una rivalutazione dell’originale del monachesimo benedettino, inteso come entità produttiva ed autosufficiente.