Stasera in TV: Su Rai5 (canale 23) "Sciarada, il circolo delle parole". L'altro '900" e la scrittura delle donne Stasera in TV: Su Rai5 (canale 23) "Sciarada, il circolo delle parole". L'altro '900" e la scrittura delle donne
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Stasera in TV: Su Rai5 (canale 23) “Sciarada, il circolo delle parole”. L’altro ‘900″ e la scrittura delle donne

Stasera in TV: Su Rai5 (canale 23) "Sciarada, il circolo delle parole". L'altro '900" e la scrittura delle donne Stasera in TV: Su Rai5 (canale 23) "Sciarada, il circolo delle parole". L'altro '900" e la scrittura delle donneSi può parlare di “scrittura delle donne”? Si chiude con una delle questioni più dibattute dalla critica letteraria di tutti i tempi il programma di letteratura “l’altro ‘900”, in onda lunedì 30 agosto alle 21.15 su Rai5. A fare da guida in questo viaggio tra scrittici, opinioni critiche, documenti d’archivio e repertori delle Teche Rai è Dacia Maraini, voce preziosa della nostra letteratura e straordinaria testimone del nostro tempo, che ricorda anche la grande personalità di Franca Valeri, recentemente scomparsa.

“Per la mia Marianna Ucria la parola è impedita a causa di una violenza, il pensiero no. Come nel mio romanzo la lettura, la scrittura, il pensiero sono strumenti preziosi per tutti. Per le donne in special modo”: così Dacia Maraini si interroga se sia corretto parlare di scrittura delle donne, nell’universo letterario e in special modo nel Novecento, aperto dalla prova autobiografica di Sibilla Aleramo “Una donna”, una sorta di dolorosa autoanalisi, e attraversato da altre grandi firme femminili, più o meno celebrate, più o meno appartate.

Relegata al massimo alla descrizione della vita e della cura familiare, la donna del Novecento marca la sua identità attraverso la scrittura di autrici appartate: Anna Banti scrive della grande pittrice Artemisia Gentileschi, la poetessa Alda Merini dice quanto la poesia – “reale e cruda” – le abbia salvato la vita, Clara Sereni afferma che “scrivere è l’unico modo per mettere ordine nell’esperienza”, Fabrizia Ramondino pone l’accento su un sogno nel quale la nonna sembra propiziare e benedire il suo destino di scrittrice.

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