Stasera in TV: Su Rai1 l'attualità e i reportage di Tv7. Storie di vita legate all'emergenza Covid Stasera in TV: Su Rai1 l'attualità e i reportage di Tv7. Storie di vita legate all'emergenza Covid
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Stasera in TV: Su Rai1 l’attualità e i reportage di Tv7. Storie di vita legate all’emergenza Covid

Stasera in TV: Su Rai1 l'attualità e i reportage di Tv7. Storie di vita legate all'emergenza Covid Stasera in TV: Su Rai1 l'attualità e i reportage di Tv7. Storie di vita legate all'emergenza CovidNuovo appuntamento con gli approfondimenti di Tv7, in onda venerdì 20 novembre a mezzanotte su Rai1.

Tanti i temi al centro della puntata. Si parte con: “Basta un minuto” Ospedale Garibaldi di Catania, pronto soccorso Covid. Un paziente va in arresto cardiaco. Poco dopo gli infermieri arrivano con una barella: portano via anche un’altra persona, che non ce l’ha fatta. “È la normalità della prima linea – dice il dottor Santo Bonanno. Basta un minuto e non ci sei più”. Reportage di Tv7 dalla Sicilia: strutture ospedaliere abbandonate da anni che potevano essere utili nell’emergenza, una carenza storica di personale sanitario, una rete territoriale deficitaria. Si fa di tutto per creare posti letto per malati Covid, spesso a discapito di malati con altre patologie: il reparto di senologia del “Cervello” di Palermo ora è reparto Covid e le pazienti oncologiche non sanno a chi rivolgersi. A Partinico l’intero ospedale è dedicato all’emergenza e i cittadini devono fare chilometri per le cure specialistiche.

Poi il servizio: “Fame d’aria”. In Piemonte la rete sanitaria è alla saturazione. A Tv7 parlano medici e infermieri dell’ospedale di Ivrea, dove il sistema di rifornimento di ossigeno è andato in tilt per un’ora e mezza e i pazienti sono stati ventilati manualmente. L’incremento dei contagi su base settimanale è in rallentamento e si torna a discutere di zona arancione, ma resta altissimo il tasso di ospedalizzazione.  E anche qui il ‘dramma nel dramma’ è quello dei pazienti non Covid: le storie di malati oncologici che si sono visti cancellare operazioni programmate da tempo. Si continua con “Napoli rossa”. Dall’alba alla notte, reportage nella Napoli vuota e ferita dal Covid, insolita e sofferente. Mentre le ambulanze sostano in fila davanti agli ospedali e nelle farmacie scarseggiano le bombole di ossigeno, trema l’economia locale. Il deserto nei luoghi simbolo, le serrande abbassate, l’amarezza di imprenditori e commercianti, la disperazione di chi non riceve la cassa integrazione da mesi, il rischio che la camorra vi metta le mani.

E ancora “Missione vaccino”. Parla a Tv7 il professor Ranieri Guerra, direttore generale aggiunto dell’OMS: “al di là dei messaggi ottimistici lanciati dalle case farmaceutiche, saranno gli enti europeo ed americano di controllo a valutare l’efficacia dei vaccini dei quali si preannuncia l’arrivo in questi giorni. E saranno controlli molto seri. Risolvibili – aggiunge Guerra – i problemi di distribuzione, conservazione e somministrazione ma preoccupa l’atteggiamento scettico di un terzo della popolazione, europea e quindi anche italiana, sull’efficacia del vaccino”. “Se tutto va bene – conclude – entro la metà del 2021 si vedranno considerevoli miglioramenti nella lotta alla pandemia”.

Si prosegue con “La voce della piazza”. È musicista ed è stato per mesi la voce di Tahrir Square, la piazza del Cairo che nel 2011 fu l’epicentro della rivolta popolare che costrinse alle dimissioni il dittatore Hosni Mubarak. Ramy Essam si racconta a Tv7, parla della sua vita e della sua musica, colonna sonora di quella rivoluzione. La sua canzone “Irhal” – che in arabo vuol dire “vattene”, riferito proprio all’allora presidente – ne è stato l’inno, cantato a squarciagola da centinaia di migliaia di egiziani. Dal 2014 Ramy Essam è rifugiato politico in Finlandia, da dove continua a cantare per la libertà nel suo Paese. Per questo è stato insignito di un riconoscimento speciale nell’ambito del Premio Luigi Tenco dedicato ai cantautori e ai musicisti che sono perseguitati dalla dittatura.

A seguire “Rapper di Trastevere”. Un pomeriggio tra i vicoli di Trastevere con Carl Brave, il rapper e cantautore romano amatissimo dai giovani che in questo quartiere è cresciuto e che ancora oggi è per lui fonte di ispirazione. A Tv7 racconta i primi successi e i primi duetti importanti e la sua voglia di sperimentare stili e temi nuovi. Il Covid, come è accaduto ad altri artisti, ha interrotto la sua musica, i suoi concerti sono stati rinviati ma dice: “Quello che si è creato è un vuoto che odio ma che allo stesso tempo amo”. E dedica un brano a tutti gli “eroi” di oggi, quelli che continuano a lavorare in prima linea.

Infine “Come eravamo”. È il luglio del 1968. Ad Hong Kong scoppia la grande influenza che, nell’arco di un anno e mezzo, farà il giro di tutti i continenti. Mentre l’Oms lancia l’allarme, il virus “A2” si diffonde in tutta l’Asia, poi raggiunge l’Australia, a settembre arriva negli Stati Uniti, a gennaio del ‘69 è a Mosca e poi in Europa. Colpisce l’Italia alla fine dell’anno e in poche settimane finiscono al letto 13 milioni di italiani. In alcune città come Roma e Genova la vita è semi paralizzata, chiusi i negozi, le strade, le fabbriche e le scuole semideserte. Gli ospedali si affollano, i medici sono in difficoltà. La gente corre in farmacia, alla ricerca disperata del vaccino che però è introvabile. Gli scaffali sono vuoti, i depositi anche.

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