Si comincia con la puntata “La conquista dell’Italiano”. Tra gli ospiti c’è Luca Zingaretti che rende omaggio al mondo e alla lingua di Andrea Camilleri e che dice: “È stato un grosso aiuto il dialetto siciliano nel lavoro sulle varie serie dedicate al Commissario Montalbano… Il dialetto dà ritmo a quello che devi dire…. Il dialetto, venendo dalla lingua parlata è una lingua molto più musicale dello scritto. Abbiamo attinto a piene mani dalla lingua camilleriana, che era un siciliano anomalo, perché un po’ era antico e quindi non più in uso ed era il linguaggio che Camilleri aveva imparato da giovane, un po’ era proprio un dialetto inventato dallo scrittore. Ci sono delle parole che non esistono nel siciliano reale, e che invece Camilleri anche onomatopeicamente ha costruito”. Insomma “dialetto per diletto” quello di Camilleri, come osserva Giuseppe Antonelli che, presso il Fondo dedicato allo scrittore siciliano, si sofferma sull’opera, i manoscritti, le prove di un intellettuale eclettico molto amato dal pubblico. La bella notizia è che, a differenza di quanto temuto e profetizzato da molti, la conquista dell’italiano non ha portato alla scomparsa dei dialetti. Anzi, dialetto e italiano oggi convivono di fatto in armonia, perché, come diceva proprio Camilleri, “L’albero è la lingua, i dialetti sono la linfa”. Un albero e una linfa che diventano portatori di una storia davvero singolare, quella del contadino siciliano analfabeta Vincenzo Rabìto, che volle consegnare alla carta la sua autobiografia Terra matta, “cinquant’anni di storia italiana e di vita raccontati con straordinaria forza narrativa”, come commentò proprio Andrea Camilleri. Dalle infinite pagine di Rabìto, custodite presso l’Archivio Diaristico di Pieve Santo Stefano, la regista Costanza Quatriglio si è ispirata per il film Terramatta! “Ho filmato la scrittura. – dice Costanza Quatriglio – Filmare la scrittura è stata un’esperienza profondissima perché mi sono potuta permettere, con degli obiettivi particolari, di guardare ogni singola lettera come fosse un mondo a parte”. Ma è l’avvento della radio prima e della televisione poi a ridefinire il rapporto degli italiani con la lingua. Antonelli ragiona di questo presso il Museo della Radio e della Televisione del Centro di Produzione Rai di Torino. Sono stati soprattutto lo sport, il calcio e il ciclismo a portare nelle case degli italiani una lingua in continua evoluzione. Il telecronista Rai della nazionale italiana di calcio Alberto Rimedio conclude: “Un errore da non commettere parlando di Rai e quindi di una televisione generalista è utilizzare dei termini che non siano comprensibili da tutti”.