L’antisemitismo affonda le proprie radici nei primi secoli del Cristianesimo. Con il tempo, un pesante bagaglio di leggende, di odi e di calunnie si è accumulato sulle spalle del popolo di Davide che è stato discriminato ed emarginato in tutti i paesi del Vecchio Continente. A “Passato e Presente”, il programma di Rai Cultura in onda sabato 16 settembre alle 20.30 su Rai Storia,
Paolo Mieli ne parla con il professor Emilio Gentile. In Germania, nel XIX secolo, l’odio razziale si intreccia con l’ideologia del Volk, nata dall’aspirazione all’unità nazionale, conquistata solo nel 1871. La stirpe per eccellenza, per i tedeschi, è l’ariana, i cui i tratti esteriori sono il supposto riflesso delle qualità interiori. È soprattutto il radicamento nella nazione a garantirne la superiorità morale e spirituale. Nulla, però, fa presagire quello che il Terzo Reich sarà capace di fare solo qualche decennio più tardi con l’obiettivo della distruzione del popolo ebraico. Un obiettivo da ottenersi attraverso le armi, sui campi di battaglia, e con una bonifica razziale pianificata, affidata all’efficienza burocratica di carnefici altamente specializzati, all’interno dei campi di concentramento. Questo è quanto viene stabilito dalla conferenza di Wannsee, nel gennaio 1942, quando l’antisemitismo, da teoria razziale e poi pratica politica, diventa morte sistematica.