Il 5 gennaio 1968 Alexander Dubcek viene eletto segretario del partito comunista cecoslovacco al posto di Antonin Novotny. Dubcek si fa carico delle istanze di rinnovamento che attraversano la società cecoslovacca già dall’inizio degli anni Sessanta. La prima mossa è l’abolizione della censura, chiesta a gran voce da studenti e intellettuali. Poi vara un “Programma d’azione” che sul piano politico vuole coniugare socialismo e democrazia e su quello economico combattere gli eccessi della burocrazia: è la ricerca di un “socialismo dal volto umano”.
Ne parlano Paolo Mieli e il professor Adriano Roccucci nella puntata di “Passato e Presente” in onda domenica 20 agosto alle 20.30 su Rai Storia. Il vento della Primavera di Praga però preoccupa Mosca e gli altri paesi del blocco comunista. Nella notte tra il 20 e il 21 agosto truppe del Patto di Varsavia invadono la Cecoslovacchia. Gli abitanti della città oppongono una resistenza non violenta, nei primi mesi Dubcek e i suoi uomini rimangono al loro posto, ma restano anche i carri armati in un paese che di fatto è sotto occupazione. Lentamente, ma inesorabilmente, si avvia un processo di normalizzazione che porterà all’allontanamento di Dubcek.