Stasera in TV: Parma, aristocratica e contadina. Un torrente come un confine
Una città universalmente riconosciuta come la capitale del melodramma verdiano, del genio di Arturo Toscanini, della pittura del Parmigianino e del Correggio. Una città raccontata dal documentario di Monica Ghezzi “Parma, aristocratica e contadina”, in onda domenica 23 gennaio alle 22.10 su Rai5. Capitale italiana della Cultura 2021 e 2021, ma proclamata anche Città Creativa per la Gastronomia dall’Unesco nel 2015, Parma viene raccontata soprattutto attraverso gli aspetti meno conosciuti e raccontati di quella che il poeta Attilio Bertolucci descrisse come una “città torrentizia, di ghiaia e di sabbia, debole, divisa in due, una di ricchi con pochi poveri e una tutta di poveri”. Quel torrente è il Parma, che per secoli ha rappresentato un confine fisico e sociale: da una parte la città dei palazzi signorili e delle cupole del Correggio e, dall’altra, il quartiere Oltretorrente.
Sul greto del fiume l’incontro con Margherita Becchetti, storica, animata da una forte passione per le vicende che hanno reso famoso l’Oltretorrente. Innanzitutto, i cosiddetti Fatti di Parma e il mito delle barricate: quando la popolazione dell’Oltretorrente riuscì a respingere i fascisti in occasione dello sciopero legalitario del 1922 contro le camicie nere.
Nella Parma monumentale invece, all’interno del Teatro Farnese, lo scrittore Paolo Nori offre un divertente resoconto dei ‘Matti di Parma’, personaggi un po’ lunatici, anarchici e gaudenti, sempre pronti comunque a ridere di sé stessi. E non manca Verdi, con la giovanissima Alessia Panza, soprano di talento che, sul palco reale del Teatro Regio, entra nei panni di Desdemona e intona un famoso brano dell’Otello. E, sempre a proposito di Verdi, a Parma c’è anche il club dei 27: sono appassionati verdiani e ognuno ha il nome di un’opera del grande maestro.
Lasciata la Parma del melodramma, c’è quella industriale di un “visionario” fotografo di livello internazionale, Lucio Rossi; e quella del parco della Cittadella, raccontato da Alessandro Scillitani e Alessandro Di Nuzzo nel documentario “Centoventi contro Novecento”: fu in quel parco che nel 1975 si svolse una mitica partita di calcio tra la troupe del film “Novecento” e quella di Salò e le 120 giornate di Sodoma.
Il viaggio prosegue poi a Roncole Verdi, dove Bernardo Bertolucci girò “Novecento”; a Colorno, tra i ruderi di un ex manicomio; e tra i bambù del Labirinto della Masone, spettacolare creazione di Franco Maria Ricci. Ancora a Roncole Verdi, infine, nella fattoria dove Bernardo Bertolucci per quasi due anni realizzò le riprese del suo film “Novecento”: a fare da guida è Alessandro Lusardi che, ancora bambino, partecipò come comparsa alle riprese.