Quello di Orfeo ed Euridice è uno dei miti più rappresentati, ha attraversato ogni forma d’arte e affonda le sue radici in una classicità antica. Dalle prime versioni di Ovidio e Virgilio, al melodramma di Monteverdi, poi ulteriormente rivisitato nell’opera di Gluck, l’amore del poeta Orfeo per la ninfa Euridice sfida la morte e conduce l’uomo nell’oscurità degli inferi, per riportare con sé la sua amata, morta dopo un morso di serpente. La versione originale del mito ha un tragico epilogo: Amore offre al poeta la possibilità di condurre con sé Euridice nel mondo dei vivi, a patto di non voltarsi a guardarla nel viaggio di ritorno. Orfeo però, annebbiato dalla paura di poterla perdere nuovamente, si volta indietro e la donna muore un’ultima volta. Gluck non si arrende all’irreparabilità di questo finale e e sceglie un lieto fine. È nuovamente Amore, vedendo l’uomo consumato dalla disperazione, a riportare in vita Euridice.