Stasera in TV: lo speciale su Rita Levi Montalcini
È il 10 dicembre 1986. Rita Levi Montalcini viene insignita, insieme al biochimico Stanley Cohen, del premio Nobel per la medicina, grazie alla scoperta della proteina del fattore di crescita del sistema nervoso.
È così che la scienziata, finora sconosciuta ai più, fa il suo ingresso nell’immaginario collettivo degli italiani. Ma Rita Levi Montalcini, prima italiana insignita del premio, primo Nobel a varcare i 100 anni, senatrice a vita, non è solo una donna da record: il suo esempio ha influenzato almeno tre generazioni di italiani.
Il documentario di Brigida Gullo “Rita Levi Montalcini”, in onda stasera alle 22.00 su Rai Storia per il ciclo “Italiani”, ripercorre la strada che ha portato la nostra scienziata a raggiungere traguardi di tale importanza.
Un percorso lungo e tortuoso che ha avuto inizio con la sua infanzia, nella splendida Torino dei primi del novecento e che svela Rita Levi Montalcini nella sua intimità affettiva: il rapporto di tenerezza e forte affinità con la sorella gemella, Paola, artista affermata e rivoluzionaria, le amicizie con illustri scienziati nel suo soggiorno alla Washington University di Saint Louis, nel Missouri, l’affetto verso i suoi familiari e i più stretti collaboratori al suo ritorno, negli anni ’60 in Italia.
Ad arricchire il racconto, le immagini di repertorio della Washington University, l’università americana nella quale ha insegnato e fatto le scoperte più sensazionali, le lettere d’affetto e nostalgia inviate alla sorella e alla cara madre dagli Stati Uniti, la preziosa testimonianza della nipote, Piera Levi Montalcini che ricorda: “mio padre, ancora in età adulta, chiamava le zie [Rita e Paola Levi Montalcini] le bimbe” e definiva zia Rita “sensibilissima, fragilissima, resistentissima”.
Il messaggio più rivoluzionario che Rita Levi Montalcini ha voluto lasciare alle future generazioni, così come è evidente anche nelle sue ultime interviste, è quello di fare affidamento al capitale umano, credere nelle proprie capacità e assicurare alle donne, specialmente nei paesi in via di sviluppo il diritto all’istruzione. Il suo ottimismo, la fiducia nell’intelletto, la porterà a dire, nella sua ultima intervista sul web, alla soglia dei 101 anni, “il corpo faccia quel che vuole, io sono la mente”.