Stasera in TV: “”L’altro ‘900″ di Rai5 (canale 23)”. Goffredo Parise
“Eravamo amici; entrambi non provavamo invidie o gelosie per i successi dell’uno o dell’altro. Goffredo amava Capri, luogo a me particolarmente caro. Quando la malattia gli impedì di venire a trovarmi, gli dissi che Capri era diventata brutta, piena di battellini e gommoni e non valeva la pena che lui passasse a trovarmi lì”: nel ricordo affettuoso dello scrittore Raffaele La Capria è tutta la sintesi della puntata che “l’altro ‘900”, il programma di letteratura in onda stasera alle 21.15 su Rai5, dedica a Goffredo Parise.
Insieme a La Capria, l’artista Giosetta Fioroni, a lungo compagna di Parise, gli scrittori Franco Marcoaldi e Silvio Perrella sono le voci che compongono questo omaggio corale all’autore dei Sillabari. Nodo di raccordo delle loro testimonianze è la “casina delle fate” di Salgareda, in provincia di Treviso, che Parise elesse come patria del cuore e della scrittura. Dice Perrella: “Qui sono nati i Sillabari, tra il 1972 e il 1982, quando – scrive Parise – alla lettera S la poesia lo abbandona”.
Vero capolavoro di poesia in prosa, i Sillabari sono tra le opere più alte del nostro Novecento. “L’idea nacque all’impolitico Parise quando vide un bambino annotare sul suo sillabario la semplice frase “l’erba è verde”, racconta Marcoaldi. Intorno a quell’essenzialità e a quella purezza espressiva Parise costruì il suo viaggio nei sentimenti – dalla A di Amore alla S di Solitudine – distillando e trovando le parole prime del sentire umano. La puntata, realizzata prevalentemente a Salgareda e Ponte di Piave, presso le due case venete di Parise, e a Roma presso lo studio della pittrice Giosetta Fioroni, si avvale come sempre di una selezione di brani letti dall’attore Alessio Vassallo.
Nella puntata, l’artista Giosetta Fioroni ricorda Parise così: “scriveva a mano, velocissimo e diretto; e poi a macchina, andando e tornando dai molti viaggi per i suoi indimenticabili reportage”. In Laos, in Vietnam, in Biafra, in Cile, in Cina: Parise è stato sempre nei luoghi dove i conflitti, le guerre, la fame chiedevano di essere raccontate. Scrive per il Corriere della Sera, per L’Espresso, per la Rai, e sempre da scrittore, mai soltanto da semplice cronista, in anni – i Sessanta e Settanta – segnati da grandi rivoluzioni e raccontati in autorevoli testimonianze giornalistiche.
Quando sceglie la casina delle fate di Salgareda, sulla scia del suo maestro e amico Giovanni Comisso, opta per una più essenziale vicinanza alle cose primarie, alla natura, ai sensi e ai sentimenti.
Molti i titoli nella vita breve di Parise, che nasce a Vicenza l’8 dicembre 1929 e si spegne a Treviso il 31 agosto 1986. “Fin dall’esordio precoce, a soli venti anni, con “Il ragazzo morto e le comete”, Parise scrive sempre dei luoghi che lascia”, dice Perrella. “Antiideologico, impolitico, riconosce nel suo Veneto con grande lungimiranza un potenziale di energia straordinario”, osserva Marcoaldi. Scrittore di sensi e sentimenti, Parise ha “uno sguardo a trecentosessanta gradi, come certi insetti”, racconta Raffaele La Capria, che legge in chiusura di puntata una lettera di grande intensità dell’amico Goffredo.