Stasera in tv "La Venere di Milo", una per tutte
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Stasera in tv “La Venere di Milo”, una per tutte

L’enigma più bello dell’arte

Stasera in tv "La Venere di Milo", una per tutte

Riprodotta, copiata, distorta, contraffatta. Lei – la Venere di Milo, una stella del Museo del Louvre – resta uno degli enigmi più belli del mondo dell’arte: un canone di bellezza classica, un corpo sorprendentemente sensuale, un’aura accresciuta dai molti misteri che circondano la storia della sua creazione. Una statua protagonista del documentario di Natacha Giler “La Venere di Milo” – prodotto da Yuzu Productions in coproduzione con Anemon Productions, Arte France, Cosmote, Svt – in onda venerdì 24 novembre alle 19.25 su Rai 5.

Si tratta di una scultura greca di marmo pario alta 202 cm priva delle braccia e del basamento originale, che è conservata al Museo del Louvre di Parigi.

Sulla base di un’iscrizione riportata sul basamento andato perduto si ritiene che si tratti di un’opera dello scultore Alessandro di Antiochia anche se in passato alcuni la attribuirono erroneamente a Prassitele.

La statua, che si ritiene raffiguri la dea greca Afrodite (Venere per i Romani) non presenta tuttavia segni caratteristici tali da permettere una sicura corrispondenza con la Dea.

Da Auguste Rodin a Jim Dine, da Salvador Dalì a Beyoncé, da Buster Keaton a Brigitte Bardot, attraverso gli occhi dei suoi ammiratori, le parole degli esperti, e le rivendicazioni femministe, questo film racconta la storia della Venere fin dal suo ritrovamento in Grecia nel 1820. Sebbene porti il nome della sua isola di origine, è a Parigi che la Venere diventa una diva. Il suo arrivo al museo del Louvre nel 1821 suscita scalpore. Da ideale di bellezza classica, ma al tempo stesso conturbante per la sua enigmatica mutilazione, passando per le interpretazioni che le sono state date dalle diverse correnti artistiche – dal romanticismo al surrealismo, fino all’arte pop e alle riproduzioni postmoderne – la Venere di Milo ha assunto nel tempo valori e significati sempre diversi, riuscendo a rappresentare anche le donne di oggi.

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