Stasera in tv “La rabbia” solo la bellezza ci salva
La pellicola-esperimento di Pasolini e Guareschi
Non un film o un documentario né tantomeno un docu-film, ma un esperimento: è “La rabbia” di Pier Paolo Pasolini e Giovanni Guareschi che – dai 90 mila metri di pellicola del cinegiornale “Mondo Libero” di Gastone Ferranti, produttore di quest’opera – selezionano e commentano alcune immagini emblematiche della storia e della cronaca tra gli anni ’50 e ’60. Un esperimento che la Direzione Cinema e Serie Tv ripropone sabato 28 ottobre alle 23.00 su Rai Storia per “Documentari d’autore”. L’originalità è tutta racchiusa nella struttura: Pasolini, in particolare, modifica il sonoro e il messaggio delle immagini e scrive un testo politico in cui distrugge tutti i valori dell’esistenza. Non c’è ideologia o religione che reggano di fronte alla crudeltà umana perché “l’oscurità della coscienza non richiede Dio, ma le sue statue” e si salvano solo il tempo e la bellezza. Ma nel lavoro di Pasolini c’è di più. Il testo non è un semplice testo cinematografico, ma è diviso tra brani in versi, letti da Giorgio Bassani, e brani in prosa affidati alla voce di Renato Guttuso. In origine, forse per ragioni politiche, il produttore Ferranti aveva diviso l’opera in un due parti con un commento politico di Pasolini e – a fargli da contrappunto – quello totalmente opposto di Giovannino Guareschi, scrittore avverso alla sinistra a cominciare dal suo personaggio letterario più famoso, Don Camillo. Così concepita, “La rabbia” esce nel 1963, ma viene ritirato dopo poche settimane per lo scandalo che avrebbe potuto creare. Ed è in quella versione originale che viene proposto sulla Rai.
Uno dei punti di partenza della parte di Pasolini è il funerale di De Gasperi, dopo cui si susseguono immagini di guerre e tragedie, però intervallate da pellicole di musica e di danza, come a comunicare che, in mezzo all’orrore, è nell’arte che l’uomo cerca conforto.