Su Rai Movie martedì 28 gennaio alle 21.10 c’è “Kilo Due Bravo – A un passo dalla morte”. È il 2006, e tre paracadutisti inglesi devono pattugliare il Kajaki, zona dell’Afghanistan controllata dai talebani. Uno di loro calpesta una mina, che era stata piazzata dai russi oltre vent’anni prima: l’uomo perde una gamba e i suoi compagni, per soccorrerlo, finiscono intrappolati nel campo minato. Alta tensione con la regia di Paul Katis, con David Elliot, Mark Stanley, Scott Kyle.
Il letto rinsecchito di un fiume afgano, nei pressi del villaggio di Kajaki, diventa per un gruppo di soldati dell’esercito inglese impegnati nel contrasto al controllo talebano, il drammatico scenario di una tragedia inaspettata che rimanda ad un’altra guerra ed agli effetti devastanti delle mine anti-uomo. Solo il coraggio e l’eroismo di alcuni di loro riuscirà a salvarli da un destino atroce e senza via di scampo.
Gli ingredienti, per questo survival-movie tratto da una storia vera, sembrano essere proprio quelli giusti per propugnare la solita retorica dell’eroismo alleato in tempo di guerra che il cinema anglofono ci ha insegnato quale insuperabile e spettacolare strategia di una propaganda bellica che trova nei valori della civiltà occidentale e nel valore dei suoi uomini di avanguardia, il baluardo di una inoppugnabile superiorità etica e culturale.
Niente di nuovo quindi, sotto il solleone di un deserto afgano quale scenario di una delle molteplici e misconosciute tragedie che hanno coinvolto i giovani militari delle potenze alleate coinvolte in un conflitto che, sulla carta, avrebbe dovuto riportare, laddove si era originato, il fronte di un terrorismo islamico che aveva osato spingersi fin nel cuore pulsante e produttivo delle pacifiche metropoli continentali. Più che dalle parti però di questa degenerazione del cinema di guerra targata Universal (Lone Survivor – Peter Berg – 2013) e che sembrava rinverdire le forme di un western.