Stasera in TV: "Italiani", Alda Merini Stasera in TV: "Italiani", Alda Merini
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Stasera in TV: “Italiani”, Alda Merini

Nata a Milano il 21 marzo del 1931, e scomparsa a 78 anni il 1 novembre 2009, Alda Merini è stata tra le più grandi poetesse italiane.Stasera in TV: "Italiani", Alda Merini Stasera in TV: "Italiani", Alda Merini

A lei è dedicato il nuovo appuntamento con “Italiani”, in onda in prima visione stasera alle 21.10 su Rai Storia. Costretta a condizioni di quasi indigenza nella sua casa nell’adorato quartiere dei Navigli, da fine anni ’80 fino quasi alla sua morte la Merini è stata un vero e proprio personaggio televisivo, invitata in tanti talk show, all’inizio per raccontare la propria drammatica storia di vita, narrazione portata avanti sempre in punta di piedi, con grande intelligenza ed ironia, per poi invece per dire la sua su tanti argomenti della vita quotidiana.

Alda Merini, pur se palesemente così diversa, riusciva a comunicare col pubblico televisivo: era divenuta la poetessa degli esclusi perché aveva vissuto sulla sua pelle la peggiore forma di esclusione sociale, la malattia mentale, e l’aveva vissuta in un periodo in cui certi temi erano considerati troppo scabrosi.

Nata a Milano da mamma casalinga e papà assicuratore; voti altissimi alla scuola elementare ma già nel 1945, per ragioni familiari, deve terminare i suoi studi soffrendone molto.  Alla fine degli anni quaranta, la giovanissima Alda comincia a frequentare il grande ambiente letterario e poetico italiano di Via Del Torchio 16, con Giacinto Spagnoletti, Maria Corti e Giorgio Manganelli con il quale comincia una relazione piuttosto travagliata. Nel ‘50 i suoi primi versi vengono pubblicati nell’antologia curata da Spagnoletti per Guanda “Poesia italiana contemporanea: 1909-1949” accanto a nomi celebri come Ungaretti, Pavese e Montale. Alda ha solo 22 anni quando Luzi, Quasimodo e Pasolini parlano con trasporto dei suoi versi.

Ma presto si manifestano i primi segni dei suoi disturbi mentali che la portano a subire svariati ricoveri; dopo aver sposato nel 1954 Ettore Carniti, un panettiere dei Navigli, aver messo al mondo le prime due figlie e pubblicato quattro raccolte di poesie, nel 1965 viene internata nell’Ospedale Psichiatrico Paolo Pini di Milano.  Questo infernale calvario durerà circa 14 anni; nel corso di quegli stessi anni nascono le altre due figlie, date in affido e cresciute da altre famiglie.
Alda Merini uscirà dai suoi internamenti in manicomio nel 1978, grazie alla legge Basaglia: la sua scrittura poetica rifiorisce e il suo primo libro di poesie dopo l’inferno dei manicomi viene pubblicato nel 1980, cui cominciano a seguirne tanti altri.  Tra l’83 e l’87 va a Taranto col suo secondo marito Michele Pierri, alla sua morte torna a Milano nei suoi Navigli.

Ma la sua vita rifiorisce: riceve sempre tanti amici, suona il pianoforte, fuma in continuazione, scrive su qualsiasi foglio disponibile, colleziona animaletti in peluche e gadget vari che poi regala a chi va a trovarla nel suo loft di Ripa di Porta Ticinese 47. Il successo editoriale arriva nel 1991 con “Vuoto d’amore” finalmente per un grande editore, cui seguono tanti libri di poesie (spesso scritte di getto) ed altri di carattere più comunicativo e di ricordi del manicomio.

Nel 1995 le vengono assegnati i benefici della legge Bacchelli. Nel 1996 vince il Premio Viareggio; nel 1999 vince il Premio della Presidenza del Consiglio per la Poesia; nel 2001 è candidata al Nobel. Gli ultimi versi di Alda Merini sono segnati da una forte vena mistico-religiosa.

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