Stasera in TV: “In prima tv su Rai Storia “La sciabola di Cadorna””. Per “Italiani” la biografia del generale Raffaele Cadorna
Nipote del Raffaele Cadorna, che comandò la presa di Roma, e figlio del Luigi Cadorna, comandante dell’esercito italiano nella prima guerra mondiale fino a Caporetto, il generale Raffaele Cadorna (1889 – 1973) ha guidato il Corpo Volontari della Libertà, il braccio militare del CLN, durante la lotta di Liberazione.
È lui il protagonista del documentario per il ciclo “Italiani”, con l’introduzione di Paolo Mieli, in onda in prima visione stasera alle 21.10 su Rai Storia. Di nobile origine piemontese, erede di una dinastia militare che ha percorso le maggiori vicende storiche degli ultimi due secoli, Cadorna intraprese la vita militare per tradizione di famiglia, ma anche per passione personale.
Poco più che ventenne conquistò la sua prima medaglia al valor militare nella guerra italo turca del 1911 – 1912. Partecipò poi a tutte le vicende belliche del Novecento, fino alla lotta di Liberazione. Antifascista dall’inizio, fu per questo inviso al regime che cercò sempre di non valorizzarlo, ma neppure poté impedire che, diventato generale di brigata e poi di divisione, avesse comandi prestigiosi come il Savoia cavalleria di Milano, la Scuola di cavalleria di Pinerolo, la divisione corazzata Ariete.
Al comando della divisione Ariete, l’indomani dell’otto settembre 1943 fronteggiò vittoriosamente i tedeschi a Nord di Roma. Subito dopo, entrato in clandestinità, fu esponente della Resistenza nella Capitale. Nell’estate 1944 venne scelto come comandante militare della Resistenza al Nord e nell’agosto fu paracadutato in Lombardia.
Non ebbe vita facile con il Comitato di liberazione nazionale Alta Italia, i cui esponenti, come Ferruccio Parri e Luigi Longo, erano particolarmente gelosi delle loro prerogative. Rappresentò comunque un nevralgico punto di incontro tra Resistenza, Governo dell’Italia liberata e Alleati, ed ebbe un ruolo decisivo nelle drammatiche ore del 25 aprile 1945 e della esecuzione di Mussolini.
Dopo la guerra, fu per due anni Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, e poi per tre legislature senatore eletto come indipendente nelle fila della Democrazia cristiana. In tali funzioni, svolse un lavoro prezioso per la riorganizzazione delle Forze Armate italiane.