Stasera in TV: In "La Grande Storia" carnefici e vittime del Nazismo - Su Rai3 Paolo Mieli racconta uomini, donne e bambini del Reich Stasera in TV: In "La Grande Storia" carnefici e vittime del Nazismo - Su Rai3 Paolo Mieli racconta uomini, donne e bambini del Reich

Stasera in TV: In “La Grande Storia” carnefici e vittime del Nazismo – Su Rai3 Paolo Mieli racconta uomini, donne e bambini del Reich

Stasera in TV: In "La Grande Storia" carnefici e vittime del Nazismo - Su Rai3 Paolo Mieli racconta uomini, donne e bambini del Reich Stasera in TV: In "La Grande Storia" carnefici e vittime del Nazismo - Su Rai3 Paolo Mieli racconta uomini, donne e bambini del ReichHitler, Goebbels, Himmler, gerarchi, soldati. Uomini, sempre uomini, solo uomini. Così è stato raccontato il nazismo: un affare di uomini. E le 12 milioni di donne affiliate al partito nazista? Le 600.000 infermiere addestrate a curare i soldati e a sopprimere le vite indegne di essere vissute? Le 500.000 ausiliarie della Wehrmacht? Le spietate guardie dei campi di concentramento? Le compagne e le mogli amorevoli? Fino alla più fanatica di tutte, Magda Goebbels, capace di sacrificare i suoi sei figli. Storie raccontate da Paolo Mieli in “La Grande Storia” in onda venerdì 21 agosto alle 21.20 su Rai3. Accanto alle donne, ci sono i giovanissimi del Terzo Reich: gli alleati li chiamano “Baby Division”. Sono i soldati della XII divisione corazzata delle Waffen-SS “Hitlerjugend”. Ragazzi, poco più che bambini, ma già macchine da guerra spietate. Vivono come dentro un sogno, o meglio un incubo chiamato nazismo. Da cui si risvegliano solo con la morte di Hitler.
E per ogni carnefice, c’è una vittima, anzi decine di vittime: primi tra tutti gli ebrei. Come Liliana Segre, senatrice a vita: una famiglia normale, un’infanzia felice, la scuola, le amiche. Poi, all’improvviso, tutto cambia, perché è ebrea. Allora cominciano le discriminazioni, la clandestinità, la fuga, l’arresto, l’orrore. Una vita esemplare. Un ricordo toccante. La voglia, la necessità di non dimenticare ma sempre senza rancore, senza odio.
Ma c’è anche chi si ribella all’orrore, chi rischia la propria vita per salvare quella di tanti altri. Come i “congiurati” dell’isola Tiberina a Roma: un antico spartiacque del fiume Tevere. Da una parte Trastevere, dall’altra il Ghetto ebraico. Qui sorge l’ospedale Fatebenefratelli. Qui nel 1943 si diffonde un’epidemia contagiosa: quella del morbo K. Un morbo inventato da medici-eroi. Un morbo che non uccide, ma salverà tante persone dalla furia nazista.

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