Stasera in tv grande appuntamento con Turandot
Ricordo di Franco Alfano

La prima rappresentazione ebbe luogo nell’ambito della stagione lirica del Teatro alla Scala di Milano il 25 aprile 1926, con Rosa Raisa, Francesco Dominici, Miguel Fleta, Maria Zamboni, Giacomo Rimini, Giuseppe Nessi e Aristide Baracchi sotto la direzione di Arturo Toscanini, il quale arrestò la rappresentazione a metà del terzo atto, due battute dopo il verso «Dormi, oblia, Liù, poesia!» (alla morte di Liù), ovvero dopo l’ultima pagina completata dall’autore, e, secondo alcune testimonianze, si rivolse al pubblico con queste parole: «Qui termina la rappresentazione, perché a questo punto il Maestro è morto». Le sere seguenti l’opera fu messa in scena con il finale rivisto da Franco Alfano: si tratta del terzo e definitivo rimaneggiamento imposto ad Alfano da Toscanini, che sebbene contrariato lo diresse per la seconda e terza rappresentazione del 27 e 29 aprile 1926, passando poi la bacchetta ad Ettore Panizza, tanto per quell’occasione (otto recite in totale) come poi nelle tre stagioni seguenti. Toscanini, pur vivendo fino al 1957, non diresse mai più l’ultima opera di Puccini.
L’incompiutezza di Turandot è oggetto di discussione. Il nodo del dramma, che Puccini cercò di risolvere, è costituito dalla trasformazione di Turandot, algida, sanguinaria, in una donna innamorata: c’è chi sostiene che l’opera rimase incompiuta non a causa dell’inesorabile progredire del male che affliggeva l’autore, bensì per l’incapacità o l’intima impossibilità da parte del Maestro di interpretare quel trionfo d’amore conclusivo.