Prosegue con la “Medea” di Euripide, tradotta da Massimo Fusillo e diretta da Federico Tiezzi, in onda sabato 17 agosto alle 21.15 su Rai 5, il ciclo teatrale “Il destino delle eroine”. Medea entra in scena dopo che la nutrice ha narrato come dalla Colchide (Turchia) la principessa discendente dal Sole abbia seguito Giasone a Corinto e là sia stata abbandonata per Glauce, figlia del re Creonte. Si sentono quindi i lamenti e le urla di Medea, mentre il coro è in scena, finché la protagonista entra e denuncia la propria condizione, sfortunata come è in genere quella femminile. Entra Creonte e la esilia, ma lei gli strappa ancora un giorno a Corinto. Incontra quindi Giasone, che minaccia di vendetta, meglio delineata dopo un colloquio con il re di Atene, Egeo, che la ospiterà nella sua città. Dopo avere inviato a Glauce doni avvelenati, che uccideranno lei e il padre, Medea uccide i figli e nega a un Giasone annientato perfino i loro corpi, portandoli con sé sul carro del Sole, verso Atene.
Il prologo sinfonico corale commissionato da Tiezzi a Silvia Colasanti porta in primo piano la violenza subita dai figli, a cui si lega l’abisso di Medea che in proscenio sogna il mondo del prima. La salvezza di Giasone e l’arrivo in Grecia hanno richiesto un prezzo da pagare, un delitto compiuto da Medea stessa, che è, in sé stesso, negazione di ogni razionalità. In questo “prima” troviamo la chiave per comprendere il lavoro di lettura del mito di Tiezzi: «nella Colchide – la Colchide della storia e della mente – si può finalmente contemplare la violenza come qualcosa che appartiene all’ordine naturale delle cose».
La Patria – luogo arcaico, tribale – la cui raffigurazione rimanda a quella che ne fece Pasolini, è per Tiezzi «terra del rimorso».