Giovedì 9 gennaio alle 21.20 su Rai 4 va in onda “Backtrack”, thriller del 2015 di Michael Petroni interpretato da Adrien Brody e Sam Neill. Lo psicoanalista Peter Bower è tormentato da incubi da quando sua figlia è morta, ma continua a esercitare la professione esaminando i pazienti che gli vengono mandati dal dottor Stewart. Peter scopre che tutti quei pazienti sono legati a un tragico incidente avvenuto molti anni prima e decide di indagare personalmente. Thriller psicologico con contaminazioni soprannaturali e un epilogo ricco di colpi di scena.
Ritornare sui propri passi, come da titolo, spiega la ragione di un epilogo, dove la sterzata, dopo un’incompresibile buona dose del film, si rivela decisiva portando il mio giudizio verso una comoda sufficenza e dopo essere stato tentato di interromperne la visione ad un’ora circa. La sensazione che si percepisce infatti, senza logicamente conoscersi l’evolvere della storia, è quella di seguire le paranoie e nevrosi del protagonista Brody (maiuscolo nella sua interpretazione) in un susseguirsi di scene peculiari al genere horror al punto da farmi insorgere una certa delusione per l’assenza di azione o suspance. Ma la sterzata di cui parlavo avviene, a buona ora si direbbe, nella mezz’ora finale quando si riesce ad acciuffare la storia per i capelli e a portarla in alto. Paragonarla anche se lontanamente al capolavoro di Shyamalan…non mi sembra idoneo poichè non ne decifro neppure la similitudine più remota. Adrien Brody, tra allucinazioni e sensi di colpa, sostiene da solo il peso del film pur essenso coadiuvato da un cast modesto quanto inespressivo. Esauriente il complemento di musica e sonoro.
“Backtrack”(un titolo, un senso preciso)sembra, se si guarda la prima parte, quasi una riedizione, con certe differenze, di “The sixth sense”, ma non bisogna farsi trarre in inganno, perché è altro, totalmente altro.