Stasera in TV: Gli “Italiani” di Rai Storia (canale 54) – Ritratto di Pietro Nenni
In occasione dei 130 anni della nascita del faentino Pietro Nenni (9 febbraio 1891), Rai Cultura ripropone il racconto della lunga militanza del socialista italiano nella puntata di “Italiani”, firmata da Enrico Salvatori e introdotta da Paolo Mieli, in onda martedì 9 febbraio alle 19.15 su Rai Storia. Il documentario ospita anche le testimonianze di Giuseppe Tamburrano, biografo e presidente della Fondazione Nenni (1985-2015); Giorgio Benvenuto, presidente della Fondazione Nenni dal 2015; Paolo Mattera, storico del socialismo italiano; e Maria Vittoria Tomassi, nipote di Pietro Nenni (figlia della quartogenita Luciana).
Il racconto parte dal fatidico 1956, l’anno della scelta di Nenni, segretario del PSI dal 1949, della rottura con Mosca e con i comunisti italiani a seguito del rapporto Krusciov e dell’invasione dei carri armati sovietici in Ungheria. Si narrano l’avvio delle convergenze parallele con la Dc di Moro e Fanfani, che porteranno alla grande stagione del centrosinistra, ma anche del sogno nenniano, poi fallito, della riunificazione socialista Psi/Psdi (1966-1968). A ritroso, il Nenni delle origini: nato in una famiglia di contadini inurbati, è testimone fin da bambino, degli sconvolgimenti sociali della fine secolo, i moti del 1898 e il regicidio del 1900. Repubblicano prima della Grande Guerra, socialista militante poi, vivrà in Francia gli anni dell’esilio fascista, divenendo uno dei punti di riferimento del movimento antifascista internazionale, Spagna compresa. All’estate 1943 risale il rientro in patria, arrestato e poi nel carcere di Ponza. Subito scarcerato con la caduta del fascismo, è animatore della lotta partigiana e uno dei protagonisti della ricostruzione democratica dell’Italia (“O la Costituente e la Repubblica o il caos”). È figura di spicco anche dopo i suoi ottant’anni, vivendo una tenace maturità politica, dimostrata fino all’ultimo: apre la VIII legislatura del 20 giugno 1979, per evitare che sia un senatore neofascista a farlo, prima di morire la notte del primo gennaio 1980.