Stasera in tv Di là dal fiume e tra gli alberi
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Campi Flegrei, terra di fuoco

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A nord ovest di Napoli c’è un’area misteriosa, battezzata dagli antichi greci col nome di Campi Flegrei, che significa campi ardenti, perché sorge sopra un’intensa attività geotermica. Si estende dal golfo di Nisida verso nord, fino a Monte di Procida. Un luogo raccontato dal documentario “Campi Flegrei, terra di fuoco” di Monica Ghezzi, in onda domenica 22 ottobre alle 22.00 su Rai 5.

Passeggiare per i Campi Flegrei significa camminare dentro la caldera di un vulcano considerato tra i più pericolosi al mondo. Nonostante ciò, si tratta di un’area tra le più densamente abitate del Paese, come ricorda Giuseppe, che fa da guida in uno dei vulcani più spettacolari dei campi ardenti, la Solfatara. Spaventoso e bello, ha ispirato letteratura e cinema: da Rossellini a Carlo Ludovico Bragaglia, che alla Solfatara ambientò una scena esilarante con Totò nel film “47 morto che parla”. E non a caso Goethe, nel suo viaggio in Italia e a proposito di questi luoghi, scrisse: “sotto il cielo più limpido, il suolo più infìdo”.

Un mondo che sale e che scende: montagne che compaiono in poche ore, come il Monte Nuovo che nel 1538 emerse come una furia dalla terra, territori che scompaiono, come la città di Baia, che in epoca imperiale era uno dei luoghi di villeggiatura più alla moda per gli aristocratici romani, inghiottita nei secoli dall’acqua.

È il fenomeno del bradisismo, che nel 1970 portò all’evacuazione del Rione Terra di Pozzuoli, il nucleo più antico della città, come ricordano Angelo e Procolo, due simpatici anziani.

In questi luoghi paura, terrore e bellezza si intrecciano in un rapporto atavico: tra crateri minacciosi e incombenti, si nascondono tesori naturalistici e archeologici straordinari come le rovine di Cuma, l’Antro della Sibilla oppure le maestose rovine delle Terme di Bacoli e ancora, la magnifica spiaggia di Meliscola.

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