Stasera in TV: Daniele Gatti e l’integrale delle Sinfonie di Brahms – Su Rai5 (canale 23) due appuntamenti con l’Orchestra Rai
È il direttore d’orchestra milanese Daniele Gatti il protagonista dell’esecuzione integrale delle sinfonie di Johannes Brahms con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, che Rai Cultura propone mercoledì 9 e giovedì 10 giugno alle 21.15 su Rai5. Nel primo appuntamento, la Sinfonia n. 1 in do minore op.68 e la Sinfonia n. 2 in re maggiore op.73.
Daniele Gatti è Direttore musicale dell’Opera di Roma e dell’Orchestra Mozart, ed è Consulente artistico della Mahler Chamber Orchestra. Ha ricoperto incarichi presso orchestre come quella del Concertgebouw di Amsterdam, dell’Accademia di Santa Cecilia, presso la Royal Philharmonic Orchestra e la Royal Opera House di Londra. I Berliner e i Wiener Philharmoniker, la Staatskapelle di Dresda, la Symphonieorchestrer des Bayerisches Rundfunk e la Filarmonica della Scala sono alcune delle istituzioni sinfoniche che dirige regolarmente. Recentemente è stato protagonista dei due film-opera Il barbiere di Siviglia, vincitore del Premio Abbiati della Critica musicale italiana, e La traviata, realizzati dall’Opera di Roma con Rai Cultura e trasmessi su Rai3.
Il percorso che portò Brahms all’esordio nel genere sinfonico fu lungo e travagliato, fatto di anticipazioni e continui ripensamenti. Tra le cause del suo indugiare lo scontro lacerante tra l’impossibilità etica di sottrarsi alla forma musicale più elevata e la sua insicurezza, legata a una ricerca spasmodica di perfezione. Certo è che scrivere sinfonie dopo Beethoven non era impresa semplice. Brahms stesso confessò in una lettera al direttore d’orchestra Hermann Levi: «non puoi avere un’idea di ciò che si sente, avvertendo dietro le spalle i passi di un gigante come quello». Infine, diede vita a quattro mirabili capolavori, tutti seguiti da un grandissimo successo. Nonostante siano state scritte a blocchi da due, tra il 1776 e il 1777, e il 1883 e il 1884, le sinfonie sembrano intrinsecamente legate da una certa malinconia, che le rende metafore sonore dei sentimenti più intimi del loro creatore.