Stasera in tv “Bosch, il diavolo dalle ali d’angelo”
Un artista da decifrare
Pittore, contemporaneo di Leonardo da Vinci, Hieronymus Bosch è al crocevia tra l’eredità simbolica del Medioevo e l’arrivo dell’umanesimo dal Rinascimento. Le sue opere autentiche sono rare: poco più di 20 dipinti e 8 disegni, distribuiti nei più grandi musei del mondo, ma l’entusiasmo per il suo lavoro – fin dai suoi tempi – è immenso. Il documentario “Bosch, il diavolo dalle ali d’angelo” di Eve Ramboz e Nathalie Plicot, prodotto da Ina con la partecipazione di France Télévisions, in onda giovedì 9 maggio alle 19.25 su Rai 5, rivela l’artista e i suoi pensieri, attraverso la “decrittazione” dei suoi dipinti, inseriti nel contesto dell’epoca, tra parti documentarie – riprese nei musei così come nel Bois le Duc dove Hieronymus Bosch è nato e da cui non è quasi mai uscito – e animazioni che rivelano i dettagli dei dipinti che testimoniano l’opera di Bosch in rapporto con il suo tempo, ma che ci fanno anche sognare ed entrare nell’immaginario di questo genio del XV secolo. Durante il film, storici dell’arte, specialisti di Hieronymus Bosch, Reindert Falkenburg (Professore di Storia dell’Arte e Cultura Moderna, Nyu Abu Dhabi) e Joseph Léo Koerner (Professore di Storia dell’Arte e Architettura, Harvard), rievocano la sua vita e rivelano ciò che rende la profonda originalità delle sue opere e il fascino infinito che esercitavano.
La ricchezza di inventiva nelle sue opere, vere e proprie visioni, ha chiamato in causa dottrine diverse, tra esse la psicoanalisi, ciascuna delle quali diede una propria lettura, talvolta anche non compatibile storicamente. Sicuramente la sua opera andò di pari passo con le dottrine religiose e intellettuali dell’Europa centro-settentrionale che, al contrario dell’Umanesimo italiano, negavano la supremazia dell’intelletto, ponendo piuttosto l’accento sugli aspetti trascendenti e irrazionali: ne sono esempio le prime elaborazioni di Martin Lutero e le opere di Sebastian Brandt ed Erasmo da Rotterdam.
Imperdibile.