Un’inchiesta televisiva in cinque puntate, ideata nel 1975 e firmata da Alberto Ciattini, per divulgare le grandi sfide del neonato Ministero dei Beni Culturali e Ambientali istituito da Giovanni Spadolini per la tutela e la salvaguardia del patrimonio. E’ “
Un patrimonio da salvare” che Rai Cultura ripropone domenica 24 novembre alle 19.15 e da lunedì 25 novembre a giovedì 28 novembre alle 19.30 su Rai Storia, in occasione della nascita del Ministero per i Beni Culturali e ambientali. L’istituzione avvenne con Decreto Legge del 13 dicembre 1974, mentre il 23 novembre 1974 avevano giurato i ministri del Governo Moro, tra i quali Giovanni Spadolini, uno dei principali promotori della nascita del Ministero per i beni culturali e ambientali, divenendo il primo dei nuovi ministri dotato di portafoglio nel governo “bicolore” Dc-Pri. Sono gli anni delle grandi denunce sullo stato del nostro patrimonio, minacciato da degrado, furti, speculazione edilizia e assedio dei centri storici, portate avanti da associazioni come Italia Nostra e da intellettuali come Antonio Cederna.
E pensare che Giovanni Spadolini, inventandosi il Ministero dei Beni culturali, sognava di farne «la Repubblica dei saggi». Sarà accademico dei Lincei, per dire: ma da allora prese avvio un piano inclinato che ha reso la titolarità dei Beni culturali una medaglietta di second’ordine, un’offa da elargire a personaggi di secondo e terzo piano.
Stiamo parlando del 1974, cioè di un paio di ere geologiche fa. Tutto ruotava intorno alla Democrazia Cristiana. A fare ministro Spadolini fu Aldo Moro, per dire di nuovo, ma quando la sua esperienza fece capire che si poteva farne un Ministero importante, subito i democristiani se ne appropriarono per far spazio ai propri luogotenenti e poi agli alleati minori: addirittura nel 1979 lo assegnarono a Egidio Ariosto, socialdemocratico bresciano che inaugurò il lungo feudo del suo partito sulle sorti della cultura nostrana. Almeno Ariosto era laureato.