Stasera in tv arriva Turandot all'Arena di Verona
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Stasera in tv arriva Turandot all’Arena di Verona

con Luca Zingaretti

Stasera in tv arriva Turandot all'Arena di Verona
Il capolavoro di Giacomo Puccini, l’atmosfera unica dell’Arena di Verona e la partecipazione straordinaria di Luca Zingaretti che sottolinea alcuni momenti chiave dell’opera accompagnando i telespettatori dentro l’opera: lunedì 19 agosto alle 21.20 su Rai3 torna “La Grande Opera all’Arena di Verona” – prodotta da Rai Cultura – con Turandot, nella versione curata dal regista Franco Zeffirelli.
Protagonista Ekaterina Semenchuk, al debutto areniano nei panni della “principessa di gelo”, amata e sfidata dal principe ignoto interpretato dal tenore Yusif Eyvazov. Insieme a loro sono impegnati Mariangela Sicilia nella parte di Liù e Riccardo Fassi come Timur. I tre ministri imperiali Ping, Pang e Pong sono rispettivamente Youngjun Park, Matteo Macchioni e Riccardo Rados, il Mandarino è Hao Tian mentre l’imperatore Altoum è Carlo Bosi. Il palcoscenico ricrea una Cina “ai tempi delle favole” come da libretto, pullulante di vita e di folla, con i movimenti coreografici di Maria Grazia Garofoli, mimi, acrobati, danzatori, figuranti e le giovanissime voci bianche del coro A.d’A.Mus.
L’Orchestra di Fondazione Arena e il Coro, preparato da Roberto Gabbiani, sono diretti da Michele Spotti. Classe 1993, direttore dell’Opera di Marsiglia, il Maestro Spotti ha guidato per la prima volta i complessi artistici veronesi pochi mesi fa in occasione del prestigioso Concerto di Natale in Senato e, con l’ultimo capolavoro di Puccini, fa il suo atteso esordio in Arena. Il finale dell’opera è eseguito nel tradizionale completamento di Franco Alfano sugli appunti di Puccini sotto la supervisione di Arturo Toscanini. Turandot, opera del 101° Festival, rappresenta l’omaggio dell’Arena a Puccini nel centenario della scomparsa.
La regia televisiva è di Fabrizio Guttuso Alaimo.
In realtà il finale di Turandot non rimase incompiuto. Puccini, dopo aver scritto l’ultimo coro funebre (dedicato alla morte di Liù), in cui raggiunse «il massimo splendore» della sua musica, non volle continuare, ritenendo il lavoro perfettamente concluso.

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