Stasera in tv arriva “The tragedy of Hamlet”
Shakespeare secondo Peter Brook
Il teatro immediato di Peter Brook coltiva la capacità di fare a meno di tutto ciò che è superfluo. Grande semplicità di costumi e niente scenografia, un grande tappeto rosso a trapunta delimita il luogo dell’azione scenica, qualche cuscino e un paio di casse sono gli unici arredi. Quale più fascinosa scenografia del resto, per la sua Tragedy of Hamlet, dell’involucro cilindrico delle Bouffes du Nord, sapientemente conservato con le tracce prodotte dal tempo, dove il pubblico si accalca fino a toccare il perimetro dell’azione.
L’Amleto di Brook inizia lento e ritualizzato, con movenze da teatro orientale. Chi è là, dice una voce. L’attore che interpreta Orazio si fa avanti da un vertice del rettangolo scenico. Con un atteggiamento di attesa e di stupore. Dal vertice opposto avanza lo spettro del vecchio re, una figura dal corpo possente, avvolta in un mantello. Si volta, apre appena la bocca, va a sedersi da un lato. Amleto invece si commuove fin quasi alle lacrime all’incontro con quella presenza, così concreta, massiccia che è impossibile non credergli.