Stasera in tv arriva “Tg2 Dossier”, i Vip si raccontano
“Prego, si accomodi”
Facciamo un passo indietro, partendo dalla parola «vip». L’origine è russa: dopo la Rivoluzione d’ottobre del 1917 venivano chiamati «Vesima Imenitaya Persona» gli aristocratici obbligati a emigrare. Ai tempi, per capirci, era vip Anastasija Romanova, la figlia dell’imperatore Nicola II.
L’acronimo inglese «V.i.p.» («Very important person») risale invece agli Anni 30: la Royal Air Force, quando sugli aeroplani ospitava dei leader politici e militari, ne occultava il nome sui piani di volo indicandoli come «V.i.p.», per evitare che le spie scoprissero la loro presenza a bordo. Non a caso, forse, le prime «vip lounge» sono nate negli aeroporti. Poi sono comparsi via via le tribune vip, i locali vip, l’area vip nelle discoteche, i party vip e i programmi tv con i vip.
Potrebbe sembrare una moda recente quella di attribuire la qualifica di vip a qualcuno per renderlo speciale. Invece no: il termine è entrato nei dizionari italiani già nel 1949. Negli Anni 50 erano considerate vip le dive dei rotocalchi, che magari flirtavano con attori nostrani. Durante il boom, per avere la patente di vip dovevi essere «un pezzo grosso», proprio come il titolo italiano del film «Very Important Person», commedia inglese del 1961. Il minimo sindacale per finire sui giornali? Vedi alla voce Jackie O (Jacqueline Kennedy), che quanto a classe surclassa l’attuale vip J.Lo (Jennifer Lopez): essere vedova di un presidente degli Stati Uniti, sposare un miliardario greco (l’armatore Aristotele Onassis) e farsi paparazzare a Capri.