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L’altro ‘900: Beppe Fenoglio
A ricordare Fenoglio – le cui pagine sono affidate alla lettura di Lorenzo Parrotto – sono la figlia Margherita e lo studioso e scrittore Gabriele Pedullà, che qualche anno fa ha ricostruito la complessa vicenda creativa del Libro di Johnny, il “libro grosso” che vede finalmente riuniti in due parti i romanzi “Primavera di bellezza” e “Il partigiano Johnny”.
Le sue opere presentano due direttrici principali: il mondo rurale delle Langhe e il movimento di resistenza italiana, entrambi ampiamente ispirati dalle proprie esperienze personali; allo stesso modo, Fenoglio si espresse in due stili: la cronaca e l’epos.
Fenoglio venne arruolato nel 1943; prima che completasse la scuola per ufficiali, l’Italia si arrese agli Alleati e la Germania nazistaoccupò la maggior parte del paese. Il suo reparto di addestramento si disperse e Fenoglio dovette affrontare un viaggio avventuroso per far ritorno a casa. A Roma trascorse alcuni mesi nascosto prima di unirsi ai partigiani nel gennaio 1944. Dopo aver combattuto fino alla fine della guerra si occupò di tradurre numerosi libri dall’inglese e scrisse le opere per cui è maggiormente noto, mentre lavorava come impiegato per un’azienda vinicola ad Alba.
Il suo romanzo più noto e da molti considerato il migliore, Il partigiano Johnny, venne pubblicato postumo per la prima volta nel 1968. Morì a Torino, a soli 40 anni, di cancro ai bronchi.
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